Midterm 2010: l’identificazione partitica

primarie repubblicani

Nella politica statunitense è indispensabile conoscere i dati dell’identificazione politica e della registrazione partitica per comprendere al meglio le dinamiche delle campagne elettorali. Spesso è dalla crescita o dalla diminuzione di questi dati che si può intuire cosa succederà nelle urne del primo martedì di novembre

I sondaggisti chiedono spesso se l’intervistato si identifica in uno dei due major parties del sistema statunitense, oppure se si ritiene indipendente. Tradizionalmente i democratici godono di un vantaggio nella Party Id, spesso colmato dal Gop grazie al recupero del l’elettorato conservatore che si identifica come non affiliato oppure legato per tradizione al partito dell’asinello. Nell’exit poll 2008 si era riscontrato un netto vantaggio dei democratici pari a 7 punti percentuali. Un margine molto vicino al distacco finale delle presidenziali. In questi anni di crisi economica si è assistito ad un arretramento democratico, tanto che l’attuale distanza nelle intenzioni di voto per la Camera dipende in primo luogo dalla riduzione della base elettorale del partito di Obama, oltre che alla tradizionale diffidenza degli indipendenti verso la formazione responsabile di una situazione economica negativa.

 

[ad]La registrazione partitica è invece un altro termometro che permette di valutare l’andamento dei partiti. 29 Stati più Dc chiedono ai loro cittadini di indicare a quale formazione politica appartengono per poter essere incasellati nelle liste elettorali. Senza registrazione al voto un cittadino non si può recare alle urne, anche se in alcuni Stati ci si può registrare anche il giorno stesso delle elezioni. Il cittadino può scegliere i partiti presenti a livello statale – sempre repubblicani e democratici, e poi svariate formazioni minori che cambiano a seconda del luogo – oppure declinare l’indicazione e dichiarandosi non affiliato. La registrazione serve soprattutto per accedere alle primarie quando esse sono chiuse o semi chiuse, ovvero quando ad un’ipoteca primaria del Gop possono votare solo gli elettori repubblicani oppure i primi insieme ai non affiliati.

 

Tradizionalmente i democratici godono di un vantaggio abbastanza netto nella registrazione partitica, dovuto in primo luogo alla tradizione degli Stati sudisti, che ora votano prevalentemente per il Gop a livello federale ma che a livello locale ancora sono ancorati all’antico partito di riferimento della Confederazione secessionista. Nello studio condotto dal professor Michael P. McDonald, si nota come la diminuzione della registrazione ai due grandi partiti prosegua. Rispetto al 2008 i democratici hanno perso quasi un milione di elettori, mentre i repubblicani poco più di 500 mila. Siccome i primi contano una base più numerosa, la percentuale è diminuita pressoché allo stesso modo, circa il 2%. I partiti minori hanno subito un’impennata, mentre gli indipendenti si sono mantenuti costanti. Sui 100 milioni di americani registrati nei 29 Stati quelli che si dichiarano democratici sono 43 milioni, i repubblicani una trentina, i non affiliati 23 milioni mentre quelli che appartengono a partiti minori sono poco meno di due milioni e mezzo.

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[ad]Alcuni dati a livello statale confermano la situazione rilevata nei sondaggi. In Nevada i democratici sono crollati, un meno 12% che ha interrotto il costante spostamento progressista di questo Stato. In Iowa l’avanzata del Gop fa da corollario all’arretramento democratico, che sarà poi ribadito alle urne con la provabilissima vittoria repubblicana nelle governatoriali e nelle senatoriali. In New Hamphire ed Arizona si nota una forte impennata degli indipendenti, probabilmente determinata dall’insoddisfazione per l’attuale Amministrazione, che infatti subirà significative sconfitte in due Stati equilibrati ma che negli ultimi anni avevano spesso sorriso al partito di Obama.