USA 2010: Guida al voto

Pubblicato il 2 Novembre 2010 alle 06:23 Autore: Andrea Mollica
primarie repubblicani

[ad]In questo momento la media Pollster delle intenzioni generiche per il voto della Camera assegna ai repubblicani un vantaggio di 7 punti percentuali. Un margine che dovrebbe tradursi in una sicura maggioranza ed un incremento di più di 50 seggi per il Gop, che farebbe precipitare i democratici dagli attuali 256 a poco più di 200. I democratici sono inoltre penalizzati dalla significativa differenza che si riscontra tra gli elettori registrati e quelli probabili. La bassa partecipazione che caratterizza le elezioni di metà mandato, dove i giovani e le minoranze etniche votano molto meno delle presidenziali e gli anziani bianchi sono sovra rappresentanti rispetto al loro peso demografico, è un’ulteriore fattore che contribuisce al primato repubblicano. Il Gop dovrebbe recuperare più della metà dei circa 80 distretti congressuali vinti da Bush e rappresentanti dai democratici, mentre il partito di Obama potrebbe strappare solo un paio di collegi attualmente repubblicani. Secondo vari modelli statistici la maggioranza democratica potrebbe essere salvata solo da una significativa riduzione dell’attuale svantaggio demoscopico. Un gap di 2/3 punti potrebbe ancora permettere l’elezione di uno Speaker alleato di Obama, che però con ogni probabilità non sarà più Nancy Pelosi, ormai osteggiata da un piccolo ma consistente gruppo di democratici moderati. A poche ore dalle midterm  2010 non si rileva però ancora un movimento statisticamente significativo che possa impedire la vittoria repubblicana.

I GOVERNATORI – Oggi, 2 novembre, 37 Stati americani rinnoveranno le loro assemblee legislative e i loro governatori. La tendenza nazionale favorisce anche nelle consultazioni statali i repubblicani, che sfruttano l’attuale impopolarità dell’Amministrazione Obama.

Attualmente i democratici hanno 26 governatori contro i 24 repubblicani, ma i rapporti di forza si ribalteranno sicuramente a favore del Gop. Attualmente i sondaggi stimano che i repubblicani controlleranno 30 Stati su 50, mentre ci potrebbe essere un governatore non affiliato a nessuno dei due partiti. A livello geografico i democratici conserveranno le loro roccaforti sulle due coste, mentre nel Midwest il rischio del tracollo è concreto.

 

La messe di governatori repubblicana sarà sicuramente importante, ma il Gop rischia di perdere due Stati molti importanti come la California, il più popoloso degli Usa, e la Florida, lo Swing State per definizione. Nello Stato sul Pacifico la successione a Schwarzenegger vede come chiaro favorito Jerry Brown, attuale Attorney General. Brown è stato il più giovane governatore californiano, e ne diventerà probabilmente il più anziano a 28 anni dalla fine del suo primo doppio mandato. All’inizio della competizione la repubblicana Meg Whitman, Ceo di eBay, sembrava poter aver una concreta chance di vittoria, grazie anche alle spese record effettuate col suo ingente patrimonio personale. La California è uno Stato progressista, e il contemporaneo referendum sulla legalizzazione della marijuana sembra aver diminuito l’astensionismo della base liberal, under 30 in particolare.

In Florida invece la competizione tra la democratica Sink e il miliardario repubblicano Scott si gioca sul filo del rasoio. Lo Stato tende verso i conservatori, ma le primarie governatoriali hanno spaccato la base repubblicana. Scott è riuscito a ricompattare l’elettorato di destra, ma la Sink è riuscita a rimanere molto competitiva nonostante la pessima annata del suo partito. La  Florida sarebbe una vittoria importantissima per i democratici, che rischiano di perdere perfino lo Stato dove il presidente Obama ha costruito la sua carriera politica, l’Illinois. L’attuale governatore Quinn, che ha sostituito a inizio 2009 l’inquisito Blagojevich, ha vinto le primarie per pochissimi voti come il suo avversario repubblicano Brady. Il Gop può contare su una base più motivata e sull’impopolarità di Quinn, che sconta inoltre una grave smobilitazione dell’elettorato obamiano.

(per continuare la lettura cliccare su “3”)