Parma, analisi del voto
[ad]Il terzo dato in controtendenza rispetto all’andamento generale nazionale di queste amministrative è il risultato dell‘IdV; seppure in calo rispetto ai più recenti appuntamento elettorali, infatti, la formazione di Di Pietro è riuscita quasi ovunque a migliorare le prestazioni del 2007 tanto in termini percentuali quanto in voti assoluti; a Parma, invece, l’Italia dei Valori subisce un netto arretramento, perdendo circa un terzo delle preferenze ottenute nella precedente consultazione comunale. Ancora una volta è con ogni probabilità la credibilità del MoVimento 5 Stelle locale ad essere la causa di questo movimento di voti: considerata la contiguità di pensiero tra l’elettorato IdV e quello M5S è difatti piuttosto probabile un travaso di voti dall’uno all’altro partito in modo piuttosto fluido.
A queste tematiche prettamente locali si aggiungono poi alcuni andamenti in linea con i risultati nazionali di queste consulazioni, sia pure a volte accentuati da considerazioni legate alla realtà parmense. Appartiene a questa categoria senza alcun dubbio il risultato del PdL e del suo candidato Paolo Buzzi, ex vicesindaco della giunta Vignali. Nel 2007 FI aveva sostenuto Vignali senza presentare il proprio simbolo, confluendo in un listone civico, mentre AN aveva dato supporto a Moine. In totale le liste a supporto di questi due candidati avevano totalizzato il 50,29%, mentre i due candidati a sindaco avevano ottenuto il 48,10%. Considerata la fusione di FI e AN nel PdL risulta lecito confrontare il risultato di Buzzi con la somma dei dati di Vignali e Moine del 2007, ed i risultati sono letteralmente devastanti: il PdL naufraga sotto il 5%, poco sopra il risultato di AN del 2007, e se non è possibile un raffronto diretto in quanto FI non aveva il proprio simbolo alle precedenti elezioni, si può comunque vedere come le liste di centrodestra franino in totale di oltre 42.000 voti, con una perdita secca di circa il 45%. Sulla stessa linea il risultato di Buzzi, che limita l’arretramento al 43% in termini relativi ma perde oltre 45.000 voti rispetto a Vignali e Moine.
Il centrodestra è stato letteralmente cancellato da Parma, dopo quindici anni di governo cittadino.
L’analisi dei voti del centrosinistra del primo turno, pur non mostrando dati altrettanto eclatanti, è tuttavia più gravida di indizi che avrebbero potuto lasciar presagire il terremoto del secondo turno. Fermandosi poco al di sopra dei 30.000 voti i partiti di centrosinistra perdevano circa 2.000 preferenze rispetto al 2007, ma avanzando di oltre il 7% al 43,51%. Un risultato sicuramente lusinghiero trainato dal risultato tutto sommato soddisfacendte del PD, che rispetto all’Ulivo del 2007 perde sì quasi 2.500 voti ma nel contempo avanza del 3,45% sfondando quota 25%.
Se però si raffronta il risultato della coalizione con quello del candidato si vede l‘estrema fragilità di Vincenzo Bernazzoli: con un valore aggiunto di 4.420 voti il candidato di centrosinistra raccoglieva appena il 39,77% delle preferenze, meno di due punti sopra il risultato di Peri di cinque anni prima ma, soprattutto, oltre il 4% in meno rispetto ai partiti in suo appoggio.
Il primo turno di votazione rivelava quindi la debolezza di un candidato considerato espressione della dirigenza di partito, un politico paracadutato da una poltrona – quella provincia – all’altra, associato per il suo ruolo di governo provinciale a quel ceto politico che ha dissestato il Comune, e – non ultimo – sgradito per le sue posizioni sulla realizzazione dell’inceneritore, un tema che sicuramente ha pesato non poco in campagna elettorale.
Confronto mappa elettorale di Parma Comunali 2007 – Comunali 2012 |
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