Parma, analisi del voto

Parma, analisi del voto

 

Il primo sindaco del MoVimento 5 Stelle eletto in Italia è stato Roberto Castiglion, eletto a Serago (VI), e la notizia suscitò un netto scalpore per il valore simbolico del piccolo comune del vicentino, sede del Parlamento Padano e quindi luogo – al pari di comuni come Legnano o Cassano Magnago – mitico per la Lega Nord.

[ad]È però indubbio che gli onori della cronaca ed i riflettori di tutti i politologi italiani si sono concentrati due settimane dopo sul caso Parma, dove il candidato del MoVimento 5 Stelle Federico Pizzarotti diventava primo cittadino del capoluogo emiliano sbarazzandosi con un secco 60-40 del rivale di centrosinistra Vincenzo Bernazzoli.

L’importanza della città, in effetti, è tale da aver focalizzato su Parma tutto l’interesse sull’exploit del MoVimento – a volte anche in maniera esagerata, riducendo al risultato cittadino l’intero spettro delle elezioni amministrative 2012 – e diventa pertanto doveroso offrire un’analisi dettagliata dei flussi di voto che hanno caratterizzato questa straordinaria elezione comunale.

Confronto del voto a Parma
Comunali 2007 – Comunali 2012

Osservando la tabella – i dati completi sono reperibili a questo link – che riporta i risultati complessivi della votazione, si notano alcune dinamiche estremamente interessanti in netto contrasto con l’andamento nazionale di queste elezioni amministrative 2012.

Il primo dato del tutto peculiare alle consultazioni parmensi è il risultato della Lega Nord: nel 2007 il movimento di Umberto Bossi partiva da una percentuale irrisoria (1,97%) con 1.790 voti, ed in questa tornata 2012 riesce, pur a fronte di un calo dei votanti di 15.000 unità, ad incrementare il proprio consenso tanto in termini percentuali (2,99%) quanto in termini di voti assoluti (2.064). Sicuramente si tratta di valori molto bassi, ma è un dato in chiara controtendenza con quello nazionale, che vede la Lega Nord lasciare sul campo una metà buona dei propri consensi del 2007 a seguito degli scandali giudiziari che hanno recentemente sconvolto il partito. Non è semplice trovare una spiegazione ad un simile comportamento, se non richiamando alla mente il pessimo stato in cui versa il Comune di Parma in termini tanto finanziari quanto di immagini e ricordando come la Lega, presentandosi con un proprio candidato nel 2007, fosse riuscita a non rimanere invischiata nella pessima immagine lasciata da Vignali dell’amministrazione uscente: questi elementi hanno con ogni probabilità reso la Lega Nord una scelta appetibile per alcuni delusi del centrodestra, permettendole di incrementare il proprio consenso.

L’affluenza stessa alle urne si può considerare un elemento del tutto peculiare a queste elezioni parmensi; lo scenario tipico di questo appuntamento elettorale vedeva infatti circa un elettore su cinque disertare le urne rispetto al 2007: a Parma queta percentuale si riduce ad un elettore su sette, evidenziando un calo molto meno marcato rispetto ad altre realtà comunali. Senza alcun dubbio questo numero ha una stretta correlazione con l’ottimo risultato del MoVimento 5 Stelle, che in questa realtà – stremata dal malgoverno – più che in altre è stato considerato una reale alternativa amministrativa più che un velleitario movimento di protesta.

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[ad]Il terzo dato in controtendenza rispetto all’andamento generale nazionale di queste amministrative è il risultato dell‘IdV; seppure in calo rispetto ai più recenti appuntamento elettorali, infatti, la formazione di Di Pietro è riuscita quasi ovunque a migliorare le prestazioni del 2007 tanto in termini percentuali quanto in voti assoluti; a Parma, invece, l’Italia dei Valori subisce un netto arretramento, perdendo circa un terzo delle preferenze ottenute nella precedente consultazione comunale. Ancora una volta è con ogni probabilità la credibilità del MoVimento 5 Stelle locale ad essere la causa di questo movimento di voti: considerata la contiguità di pensiero tra l’elettorato IdV e quello M5S è difatti piuttosto probabile un travaso di voti dall’uno all’altro partito in modo piuttosto fluido.

A queste tematiche prettamente locali si aggiungono poi alcuni andamenti in linea con i risultati nazionali di queste consulazioni, sia pure a volte accentuati da considerazioni legate alla realtà parmense. Appartiene a questa categoria senza alcun dubbio il risultato del PdL e del suo candidato Paolo Buzzi, ex vicesindaco della giunta Vignali. Nel 2007 FI aveva sostenuto Vignali senza presentare il proprio simbolo, confluendo in un listone civico, mentre AN aveva dato supporto a Moine. In totale le liste a supporto di questi due candidati avevano totalizzato il 50,29%, mentre i due candidati a sindaco avevano ottenuto il 48,10%. Considerata la fusione di FI e AN nel PdL risulta lecito confrontare il risultato di Buzzi con la somma dei dati di Vignali e Moine del 2007, ed i risultati sono letteralmente devastanti: il PdL naufraga sotto il 5%, poco sopra il risultato di AN del 2007, e se non è possibile un raffronto diretto in quanto FI non aveva il proprio simbolo alle precedenti elezioni, si può comunque vedere come le liste di centrodestra franino in totale di oltre 42.000 voti, con una perdita secca di circa il 45%. Sulla stessa linea il risultato di Buzzi, che limita l’arretramento al 43% in termini relativi ma perde oltre 45.000 voti rispetto a Vignali e Moine.
Il centrodestra è stato letteralmente cancellato da Parma, dopo quindici anni di governo cittadino.

L’analisi dei voti del centrosinistra del primo turno, pur non mostrando dati altrettanto eclatanti, è tuttavia più gravida di indizi che avrebbero potuto lasciar presagire il terremoto del secondo turno. Fermandosi poco al di sopra dei 30.000 voti i partiti di centrosinistra perdevano circa 2.000 preferenze rispetto al 2007, ma avanzando di oltre il 7% al 43,51%. Un risultato sicuramente lusinghiero trainato dal risultato tutto sommato soddisfacendte del PD, che rispetto all’Ulivo del 2007 perde sì quasi 2.500 voti ma nel contempo avanza del 3,45% sfondando quota 25%.
Se però si raffronta il risultato della coalizione con quello del candidato si vede l‘estrema fragilità di Vincenzo Bernazzoli: con un valore aggiunto di 4.420 voti il candidato di centrosinistra raccoglieva appena il 39,77% delle preferenze, meno di due punti sopra il risultato di Peri di cinque anni prima ma, soprattutto, oltre il 4% in meno rispetto ai partiti in suo appoggio.
Il primo turno di votazione rivelava quindi la debolezza di un candidato considerato espressione della dirigenza di partito, un politico paracadutato da una poltrona – quella provincia – all’altra, associato per il suo ruolo di governo provinciale a quel ceto politico che ha dissestato il Comune, e – non ultimo – sgradito per le sue posizioni sulla realizzazione dell’inceneritore, un tema che sicuramente ha pesato non poco in campagna elettorale.

Confronto mappa elettorale di Parma
Comunali 2007 – Comunali 2012

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[ad]Osservando la mappa elettorale della città di Parma si evidenzia quanto già riportato dai dati grezzi: il centrodestra, nettamente maggioritario in quasi tutte le circoscrizioni, lascia completamente il campo al centrosinistra; quest’ultimo, a sua volta, mostra un lieve avanzamento rispetto al 2007 ma non sfonda, restando radicato nelle circoscrizioni del centro cittadino (ad eccezione della I, dove è particolarmente debole) e nella zona nordoccidentale della città.
In generale, osservando i dati del centrosinistra, si evidenzia come, nell’ottica di generale avanzamento, restino sostanzialmente inalterati i rapporti tra le circoscrizioni, mostrando una certa solidità dell’elettorato di centrosinistra mentre la situazione per le altre forze politiche appare al contrario estremamente fluida.

Confronto del voto nei quartieri di Parma
Comunali 2007 – Comunali 2012

Un’analisi piuttosto interessante consiste nel verificare il tasso di astensione in termini geografici, per poi confrontarlo con i risultati ottenuti dalle varie formazioni; in questo modo diventa più agevole comprendere le dinamiche del voto ed individuare eventuali partiti maggiormente avvantaggiati o penalizzati.

Confronto dei pesi dei quartieri di Parma
Comunali 2007 – Comunali 2012

Come si evince dala tabella, le circoscrizioni che hanno visto diminuire il proprio peso nella composizione del voto cittadino sono anche quelle in cui il centrosinistra ha ottenuto i propri miglior risultati: non può essere infatti un caso se le quattro circoscrzioni in fondo a questa particolare graduatoria siano anche quelle in cui il centrosinistra al primo turno ha ottenuto le proprie percentuali più alte.
La tendenza inversa è riscontrabile correlando il dato di astensione con quello del MoVimento 5 Stelle, che vede le proprie migliori prestazioni proprio nelle circoscrzioni in cui l’impatto dell’astensione è stato più limitato.
Fondendo questi dati con l’informazione della sostanziale tenuta del centrsinistra in termini di voti, è evidente come si possa attribuire la crisi della destra ad un rifugio nell’astensione tanto quanto ad uno spostamento verso il M5S, due scelte considerate evidentemente intercambiabili per gli elettori delusi dall’amministrazione Vignali ma al tempo stesso contrari ad un mandato di Bernazzoli.

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[ad]Osservando queste premesse, anziché il mero risultato numerico, si poteva già intuire quanto sarebbe potuto essere amaro il ballottaggio per Vincenzo Bernazzoli.
Quello che era difficile aspettarsi era tuttavia il margine ottenuto da Pizzarotti, la dimensione della vittoria del MoVimento 5 Stelle che ha senza alcun dubbio contribuito a focalizzare l’attenzione dei media nazionali su Parma a discapito di altre realtà nazionali.

L’andamento dei voti a Pizzarotti al ballottaggio non rispecchia quello del primo turno, mentre vale l’inverso per Bernazzoli: questo significa che mentre Bernazzoli ha potuto contare unicamente su chi lo aveva sostenuto al primo turno, Pizzarotti al ballottaggio ha avuto in appoggio i voti del centrodestra, raccogliendo anche qualcosa tra le liste civiche non allineate a nessun partito.
L’esempio forse più eclatante di questo fenomeno è la circoscrizione I, roccaforte del centrodestra, dove il M5S raccoglie al ballottaggio il suo migliore risultato cittadino pur partendo da un risultato al primo turno certamente non eccezionale e peggiore a molte altre circoscrizioni.

Il dato numerico consente quindi di dimensionare meglio la vittoria – epocale – di Pizzarotti: tra il primo ed il secondo turno il numero dei voti è sceso appena di 2.000 unità (altro dato in controtendenza con il comportamento nazionale), ma se si guarda al dato di Bernazzoli si vede come il candidato del centrosinistra non sia stato in grado di replicare il risultato del primo turno perdendo circa 600 voti.
Pizzarotti, al contrario, triplica le proprie preferenze raccogliendo praticamente da ogni coalizione politica tranne il centrosinistra e arrivando a oltre 51.000 preferenze, appena 3.000 voti sotto il risultato che ha permesso a Vignali di vincere il ballottaggio nel 2007 ma con 10.000 votanti in meno.

Ciò che non è accaduto praticamente nel resto d’Italia è avvenuto a Parma: che fosse per inimicizia verso la sinistra, che fosse per una maggiore credibilità del M5S, il centrodestra parmense ha votato in massa per Federico Pizzarotti, sopraffacendo un centrosinistra che per quanto maggioranza relativa cittadina, non aveva i numeri per confrontarsi con la potenza riunita di tutte le altre forze politiche coalizzate su un’unica figura.
A questo è naturalmente da aggiungere una candidatura di per sé debole da parte del centrosinistra: per quanto vincitore delle primarie, Bernazzoli non è stato in grado di liberarsi dell’immagine di uomo di apparato e di partito – complice il fatto di aver mantenuto la poltona di Presidente della Provincia – e la sua posizione nei riguardi dell’inceneritore gli ha fatto terra bruciata intorno, in special modo verso le liste civiche che si sono quindi dirette verso Pizzarotti.

Il compito per il neo-sindaco non è sicuramente facile: la città è letteralmente allo stremo e oberata dai debiti, e non sarà facile realizzare le promesse poliltiche di un programma sicuramente ambizioso. Per di più, con la conquista di Parma, il M5S cessa di essere movimento di protesta per diventare partito di governo – per quanto locale – e in tal senso verrà sicuramente messo sotto i riflettori dai media.
Si può ben dire che una discreta parte del risultato del MoVimento 5 Stelle alle elezioni politiche 2013 passerà da Parma.