Il Canada esce dall’impasse

Le elezioni della scorsa domenica hanno dato, dopo molti anni, un risultato netto e una chiara maggioranza

 

Dopo ben sette anni di instabilità politica, con tre governi di minoranza – uno guidato dal centrista Partito Liberale, e due in mano al Partito Conservatore – via via succedutisi, le elezioni del 2 maggio 2011 per il rinnovo della House of Commons hanno segnato un vero e proprio punto di svolta nel panorama politico del grande Paese nordamericano, dando il via ad un governo di stampo conservatore finalmente in grado di controllare il Parlamento.

[ad]Complici della recente instabilità politica canadese sono stati la legge elettorale, maggioritaria a turno unico sui 308 seggi in cui è diviso il Paese, e la progressiva diminuzione del numero dei partiti, che hanno reso sempre più difficile la vittoria del Partito Liberale, la formazione centrista che ha dominato la scena politica del Paese nel corso del XX secolo.

In particolare la mossa vincente delle formazioni di centrodestra è stata, nel 2003, la fusione tra l’Alleanza Canadese ed il Partito Conservatore Progressista nel Partito Conservatore, schieramento in grado di competere in termini di consenso con il Partito Liberale.

Proprio i conservatori sono stati i vincitori delle tornate elettorali del 2006 e del 2008, senza però mai riuscire ad esprimere la maggioranza dei seggi, impresa invece finalmente riuscita in questo terzo tentativo.

 

 

Partito Seggi 2011 Seggi 2011 (%) Seggi 2008 Seggi 2008 (%)
Conservative 167 54,2% 143 46,4%
New Democratic Party 102 33,1% 37 12,0%
Liberal 34 11,0% 76 24,8%
Bloc Québécois 4 1,3% 50 16,2%
Green Party 1 0,3% 1 0,3%
Altri 0 0,0% 2 0,7%

 

 

La tabella mostra l’assegnazione dei seggi parlamentari, mettendo anche a confronto gli esiti delle elezioni 2011 con quelli delle precedenti consultazioni del 2008.

Sono svariati, in generale, gli spunti di riflessione offerti da un simile risultato.

In primo luogo, è da segnalare una ripresa dell’affluenza dopo che nel 2008, con il 59,1% di votanti, si era toccato il minimo storico di affluenza alle urne. Le elezioni 2011 sono risalite oltre la soglia del 60%, assestandosi ad un complessivo 61,4%. Sono state principalmente le regioni costiere del Paese a rispondere alla chiamata alle urne, con punte del 74% di affluenza nel feudo liberale della Prince Edward Island; al contrario, le zone centrali e meno densamente popolate del Canada hanno prodotto percentuali anche al di sotto del 50%, come avvenuto in Nunavut (47,4%) o nei Northwest Territories (48,2%).

Malgrado il segnale incoraggiante, non si può tuttavia dire che il Canada abbia ritrovato l’amore per la politica: il dato finale dell’affluenza risulta comunque il secondo più basso della serie storica delle elezioni politiche del Paese nordamericano, e in ogni caso ben al di sotto delle aspettative che la grande affluenza durante i primi giorni del voto – +35% sul 2008 – aveva generato.

 

 

Bilancio Conservative New Democratic Party Liberal Bloc Québécois Green Party Altri Non assegnati Totale
Conservative 2 26 0 0 1 2 31
New Democratic Party 6 17 44 0 1 0 68
Liberal 0 0 0 0 0 0 0
Bloc Québécois 0 0 0 0 0 1 1
Green Party 1 0 0 0 0 0 1
Altri 0 0 0 0 0 0 0
Totale – 7 2 43 44 0 2

 

 

Il secondo punto di interesse è stato naturalmente l’entità del successo dei Conservatori: gli ultimi sondaggi avevano evidenziato una risalita del NDP in grado di riaccendere una competizione elettorale altrimenti scontata, ma alla fine il partito di centrodestra non è stato toccato da questa fuga di voti verso sinistra, riuscendo anzi ad incrementare i propri consensi passando dal 37% al 39% e a sfruttare la spartizione dei voti tra liberali e socialdemocratici per imporsi – grazie al maggioritario a turno unico – in 167 seggi, un numero sufficiente per controllare il Parlamento e varare il primo governo non di minoranza dopo 7 anni di vera incertezza politica.

La figura di Stephen Harper, il leader conservatore, è stata in grado di conquistare la fiducia dell’elettorato; grazie alle due precedenti esperienze di governo di minoranza è riuscito a sopire i dubbi legati alla convivenza tra le due anime del partito – più moderata e laicista quella proveniente dal Partito Conservatore Progressista, più radicale quella dell’Alleanza Canadese – e ad attrarre parte dei voti centristi grazie ad una politica non appiattita su posizioni estremiste di destra, come mostra la grande quantità di seggi che i Conservatori sono riusciti a strappare ai Liberali.

(per continuare la lettura cliccare su “2”)

[ad]Se i Coservatori cantano vittoria, i Liberali hanno subito la peggiore sconfitta della loro storia politica, relegati al ruolo di terza forza del Paese, frantumati da emorragie di voti sia verso destra che verso sinistra. Sono stati 26, infatti, i seggi che i Liberali hanno perduto verso i Conservatori, e 17 quelli ceduti invece al NDP. Il leader del partito Michael Ignatieff, sconfitto nel suo stesso seggio elettorale, ha rassegnato le dimissioni. I Liberali lasciano sul campo circa 900.000 voti, che vanno a sommarsi agli 850.000 già persi per strada tra il 2006 ed il 2008 e sono il segno inequivocabile di un partito completamente smarrito e, ragionando unicamente in funzione della legge elettorale canadese, che non ha saputo interpetare e reagire alla fusione dei due partiti di centrodestra in un’unica formazione.

Il New Democratic Party si può considerare sicuramente molto soddisfatto del risultato ottenuto: 102 seggi, con un incremento di 66 unità rispetto al 2008, il 30% delle preferenze popolari, con un aumento di due milioni di voti rispetto alle precedenti elezioni, sono un risultato senza precedenti nella storia del partito socialdemocratico canadese. Come emerge dalla tabella, il partito perde solo due seggi verso i Conservatori, e ne conquista 68, di cui 6 dai Conservatori stessi, 17 dai liberali, ben 44 dal Bloc Québécois, letteralmente cannibalizzato, ed uno dagli indipendenti. Il carisma di Jack Layton, leader del partito di centrosinistra, è stato in grado di compattare dietro alla NDP buona parte dello schieramento progressista canadese, in special modo nella regione francofona del Québec, che ha voltato le spalle al partito separatista locale per schierarsi verso una formazione parimenti progressista nelle idee ma più inserita nel quadro nazionaale.

La relativa impermabilità tra Conservatori e NDP, unita alla debolezza che attraversa i Liberali possono essere indicazioni importanti sul futuro del quadro politico canadese, che pare avviato verso una progressiva scomparsa del centro a favore di un bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra.

Proprio il Bloc Québécois ed il suo leader Gilles Duceppe (come Ignatieff sconfitto nel suo seggio e dimissionario) sono gli altri grandi sconfitti della tornata elettorale, spazzati via nel Québec, unica regione in cui si presentano, dal NPD. I due partiti sono entrambi riconducibili al centrosinistra, ed il Bloc si distingue per la sua politica autonomista. La mossa di accentuare proprio questo tratto della politica del partito si è dimostrata disastrosa: il Bloc ha perso, per molti elettori, la sua collocazione progressista per diventare un partito indipendentista, risultando duramente punito nelle urne. Un bilancio netto di -43 seggi e di -400.000 voti sono la pesante eredità di una formazione la cui stessa sopravvivenza appaare oggi in pericolo.

Esultano infine anche i Verdi, che con Elizabeth May riescono ad accedere per la prima volta in un Parlamento nordamericano, malgrado anche questa formazione abbia sofferto l’avanzata del NDP in termini di voti complessivi: il partito ecologista infatti lascia sul campo ben 400.000 voti.

 

 

Regione Conservative New Democratic Party Liberal Bloc Québécois Green Party
British Columbia 21 (-1) 45,5% (+1,1%) 12 (+3) 32,5% (+7,5%) 2 (-3) 13,4% (-5,9%) 0 (0) 1 (+1) 7,7% (-1,7%)
Alberta 27 (0) 66,8% (+2,2%) 1 (0) 16,8% (+4,1%) 0 (0) 9,3% (-2,1%) 0 (0) 0 (0) 5,3% (-3,5%)
Saskatchewan 13 (0) 56,3% (+2,6%) 0 (0) 32,3% (+6,7%) 1 (0) 8,6% (-6,3%) 0 (0) 0 (0) 2,7% (-2,9%)
Manitoba 11 (+2) 53,5% (+4,8%) 2 (-2) 25,8% (+1,8%) 1 (0) 16,6% (-2,5%) 0 (0) 0 (0) 3,6% (-3,2%)
Ontario 73 (+22) 44,4% (+5,2%) 22 (+5) 25,6% (+7,4%) 11 (-27) 25,3% (-8,5%) 0 (0) 0 (0) 3,8% (-4,2%)
Québec 6 (-4) 16,5% (-5,2%) 58 (+57) 42,9% (+30,7%) 7 (-7) 14,2% (-9,5%) 4 (-45) 23,4% (-14,7%) 0 (0) 2,1% (-1,4%)
New Brunswick 8 (+2) 43,9% (+4,5%) 1 (0) 29,8% (+7,9%) 1 (-2) 22,6% (-9,8%) 0 (0) 0 (0) 3,2% (-3,0%)
Nova Scotia 4 (+1) 36,7% (+10,6%) 3 (+1) 30,3% (+1,4%) 4 (-1) 28,9% (-0,9%) 0 (0) 0 (0) 4,0% (-4,0%)
Prince Edward Island 1 (0) 41,2% (+5,0%) 0 (0) 15,4% (+5,6%) 3 (0) 41,0% (-6,7%) 0 (0) 0 (0) 2,4% (-2,3%)
Newfoundland and Labrador 1 (+1) 28,4% (+11,9%) 2 (+1) 32,6% (-1,3%) 4 (-2) 37,9% (-8,7%) 0 (0) 0 (0) 0,9% (-0,8%)
Yukon 1 (+1) 33,8% (+1,0%) 0 (0) 14,4% (+5,4%) 0 (-1) 33,0% (-12,3%) 0 (0) 0 (0) 18,9% (+5,9%)
Northwest Territories 0 (0) 32,1% (-5,5%) 1 (0) 45,8% (+4,3%) 0 (0) 18,4% (+4,8%) 0 (0) 0 (0) 3,1% (-2,4%)
Nunavut 1 (0) 49,9% (+15,1%) 0 (0) 19,4% (-8,2%) 0 (0) 28,6% (-0,6%) 0 (0) 0 (0) 2,1% (-6,4%)

 

(per continuare la lettura cliccare su “3”)

[ad]La disaggregazione dei dati su base territoriale permette di comprendere meglio l’evoluzione delle formazioni politiche canadesi dal 2008 al 2011: se si analizza l’andamento del voto – a volte diverso da quello dei seggi a causa del sistema elettorale – si notano tendenze differenti nelle varie province canadesi.

In nove territori su tredici (tutti eccetto Québec, Newfoundland and Labrador, Northwest Territories e Nunavut sia i conservatori che i neodemocratici sono in crescita in termini di consensi, a riprova di un elettorato di fatto separato che si espande ai danni dei Liberali.

Nei Northwest Territories e nel Québec, invece, si assiste ad un effettivo spostamento a sinistra dell’elettorato, mentre nelle due restanti regioni si assiste ad un generale spostamento a destra.

In generale in Canada pare si stia assistendo ad un bipolarismo in via di formazione, con solo i Northwest Territories e lo Yukon a premiare terze forze rispetto alle precedenti consultazioni, in particolare liberali ed ecologisti: sarà interessante capire se l’elettorato liberale si smembrerà ulteriormente e verso che direzione. È infatti innegabile ad esempio che la strabiliante vittoria dei conservatori in Ontario, la provincia più popolosa e determinante per l’esito delle consultazioni, è derivata dal fatto che Liberali e NDP si sono equamente spartiti i voti, annullandosi a vicenda spianando la strada al partito di Harper.

Il NDP è atteso alla difficile prova di dimostrare di essere una forza di opposizione credibile, in un Paese dove il leader dell’opposizione è una figura istituzionale: solo in questo modo potrà riuscire ad attirare ulteriori consensi di matrice liberale e confermare lo straordinario successo ottenuto in Québec.

Le occasioni non mancheranno: il programma elettorale di Harper si fonda su principi di neoliberismo antitetici a qualsiasi programma di governo socialdemocratico. Se infatti misure come l’introduzione del monocameralismo e l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti possono essere bipartisan, e se il generoso welfare canadese non pare in pericolo, le misure in campo economico saranno acceso terreno di scontro. Harper si è da subito mostrato contrario a misure ambientaliste come le carbon tax o le tasse di scopo, ed al contrario spera di attirare investimenti abbattendo le aliquote fiscali alle grandi imprese portandole al 15% dall’attuale 18%. Altro tema di scontro sarà il tema del controllo della rete Internet, che secondo le intenzioni dei conservatori dovrebbe essere sottoposta a maggiori controlli per soddisfare le esigenze di sicurezza previste dall’establishment del partito.

Se da un lato, quindi, il Partito Conservatore ha finalmente trovato la forza per governare davvero, dopo troppi anni passati nella parte dell’anatra zoppa, dall’altra l’incredibile valanga socialdemocratica di queste elezioni può a sua volta costituire una piattaforma di visilità mediatica e programmatica che se ben sfruttata può essere il trampolino di lancio per le prossime elezioni. Appuntamento al 2015.