I numeri e le elezioni: Il centro-sinistra perderà le elezioni regionali del 2010

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I numeri e le elezioni: Il centro-sinistra perderà le elezioni regionali del 2010

Un modello per valutare l’impatto elettorale sul centro-sinistra e centro-destra alle imminenti elezioni regionali. Stabilire chi potrà vincere e perdere. E perché.

[ad]I numeri sono sempre difficili da “leggere”, ma nel caso dei risultati elettorali lo sono anche di più: vediamo spesso che i partiti cercano di dimostrare la loro vittoria attraverso una interpretazione delle cifre ad hoc. C’è una altissima probabilità, in termini statistici, che il centro-sinistra perda le prossime elezioni regionali. Ciò è semplice da pronosticare non tanto per le difficoltà che attualmente incontra il centro-sinistra bensì perché i numeri lo danno per sconfitto in partenza.

Ormai da tre legislature si confrontano il centro-destra ed il centro-sinistra alle elezioni regionali. Tuttavia il confronto complessivo tra i due contendenti avviene nelle regioni della penisola ad eccezione delle regioni a statuto speciale (le isole la Sicilia, la Sardegna; le regioni e province autonome dei confini settentrionali quali la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia, le province di Trento e Bolzano) cioè 15 delle 20 regioni.

Per fare un confronto accurato si deve iniziare tenendo in considerazione due fattori determinanti nella vita politica e non solo del paese: la vicenda di tangentopoli e la cosiddetta “discesa” in campo di Silvio Berlusconi con la conseguente nascita del partito Forza Italia nella prima parte degli anni novanta. Quindi le prime elezioni regionali del nuovo corso utili per il confronto sono quelle del 1995 quando il Centro-destra si “affermò” nelle quattro regioni principali del nord (Piemonte, Lombardia, Veneto e Liguria) e in Campania, in Puglia e in Calabria: in 7 regioni su 15.

Un risultato relativamente equilibrato anche se le elezioni premiarono più delle aspettative un nuovo partito quale era all’epoca Forza Italia e la sua coalizione. Nel 1995, non votarono la Campania e la Calabria che appunto votarono nel 1999 dove vinse il centro-sinistra.

La seconda tornata di elezioni regionali fu nel 2000: anche in questo caso il centro-destra confermò le regioni del nord e inoltre conquistò tre regioni del centro-sud (Lazio, Abruzzo e Molise). Il Centro-sinistra si confermò nel centro e in altre due regioni Campania e Basilicata. (al 9 CD, 6 al CS) Tuttavia nel 2005, con la terza sessione elettorale, il centro-destra subì un vero e proprio cappotto. Infatti, perse parte del nord (Piemonte e Liguria), tutto il centro-sud (Lazio, Abruzzo e Molise), la Puglia e la Calabria. Insomma regioni importanti sia in termini demografici sia economici.

Alla luce di questi risultati non è difficile prevedere che il centro-sinistra perderà le prossime elezioni regionali. Infatti, se il criterio di valutazione utilizzato resterà lo stesso, vale a dire che se si conteranno solo le regioni che sono passate di mano allora sarà difficile per il centro-sinistra confermare tutte le regioni conquistate nel “cappotto” del 2005. Il centro-sinistra per non perdere le elezioni dovrebbe confermare 13 regioni su 15 mentre per vincerle dovrebbe “strapparne” almeno il 50% al Centro-destra cioè 1 su 2 (Lombardia o Veneto). Queste sono le condizioni che potranno permettere al centro-sinistra di poter portare a casa un risultato non negativo.

E’ evidente che ciò sia improbabile non solo dal punto di vista politico ma anche da quello statistico. Infatti le probabilità del Centro-sinistra di mantenere 13 regioni su 15 cioè l’87% delle regioni in ballo, oppure strapparne almeno un 7% al centro-destra sono praticamente nulle. Quindi, non è troppo complicato esporsi in una previsione futura. A nostro avviso, il centro-sinistra perderà le elezioni e le perderà in malo modo in quanto il risultato delle prossime elezioni regionali riporterà le due coalizioni ad un sostanziale equilibrio che bilancerà lo squilibrio della tornata precedente. Ciò significa che è molto probabile che il Centro-sinistra perderà tra le 4 e le 6 regioni. Questo sta a significare che perderà tra il 40% e il 60% delle regioni che attualmente amministra.

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[ad]Tuttavia, questo approccio non risolve il problema dell’analisi del risultato delle elezioni. Infatti, una verifica obiettiva del risultato delle elezioni dovrebbe tenere conto invece di chi tra le due coalizioni è in grado di aggiudicarsi almeno il 50% delle regioni o dei bacini elettorali in ballo. In questo caso, il centro-sinistra vincerà le elezioni regionali se esso perderà meno del 35% delle regioni attualmente governate.

Se il centro-sinistra ne perderà tra il 40 ed il 45% vi sarà un risultato nullo invece se perderà il 50% delle regione amministrate allora il risultato dovrà considerarsi negativo. Tutto ciò al di là degli avvenimenti politici, dei temi di discussione, e delle altre variabili che possono incidere sul risultato elettorale perché appunto il problema è il criterio o metodo di valutazione utilizzato.

Tale approccio può essere applicato anche per l’ultima tornata amministrativa (del 7-8 e 20-21 giungo del 2009) che riguardava i comuni e le province e dove appunto il Centro-sinistra sarebbe uscito sconfitto. In realtà era un risultato preannunciato dai dati delle elezioni precedenti nelle quali esso aveva “stravinto”. Quindi è necessario cambiare il metodo di valutazione. Una verifica più appropriata deve tenere in considerazione il metodo tuttora utilizzato e integrarlo con il bacino elettorale rappresentato o le amministrazioni in ballo e verificare se una delle due coalizioni si aggiudica la maggioranza, cioè più del 50% delle amministrazioni in ballo (dal punto di vista demografico o in termini numerici). Tale approccio ridurrebbe gli effetti di due aspetti della realtà elettorale italiana. La serie storica, a disposizione, molto limitata (solo tre eventi) rispetto ad altri paesi; allo stesso tempo il nuovo sistema elettorale maggioritario è in vigore da così poco tempo che gli elettori tendono ancora a votare per partito preso. E’ necessario tuttavia ammettere che il comportamento degli italiani sta cambiando velocemente, a questo riguardo cambiando velocemente.

Metodologia

A nostro avviso, un indice in grado di considerare i due aspetti, vale a dire il numero di votanti e il numero di regioni conquistate potrebbe essere di questo tipo. Seppure molto semplice tuttavia garantisce equilibrio tra i due aspetti poc’anzi accennato. Infatti, per quanto riguarda ciascuna coalizione si sommano il numero di votanti per ciascuna regione e successivamente vengono sommati: Σ1n votanti regioni xi

In un secondo passaggio si calcola il numero di votanti per ciascuna regione e la sua sommatoria Σ1n totale votanti regione .

L’ultimo passaggio del primo indice che fa riferimento al numero di votanti rispetto al complessivo in termini di ciascuna regione e complessivamente prevede il rapporto tra gli elettori di ciascun schieramento ed il numero complessivo di votanti (1)

 

Il secondo indice invece prende in considerazione il numero delle regioni vinte rispetto a quelle complessivamente in ballo. Al numeratore abbiamo  Σ1n numero regioni vinte xi mentre al denominatore Σ1n numero regioni al voto xi


Una volta creati i due indici che rappresentano il numero di votanti lo schieramento rispetto al totale ed il numero delle regioni vinte rispetto a quelle in ballo. Il passo successivo è sommare i due indici e divide il tutto per due.

 

L’indice è molto semplice ma efficace. Infatti, se prendiamo come riferimento le ultime elezioni regionali (vedi tabella) ed applichiamo la formula, si constata che il centro-sinistra ottenne complessivamente 14.652.707 elettori, il 49,25% di coloro che hanno effettivamente votato, contro i 12.342.220 del centrodestra, che rappresentano il 41,48% degli elettori. Complessivamente i votanti furono 29.751.353.

Se si sommano gli elettori che hanno votato i due schieramenti si ottiene 26.994.927, di conseguenza i voti del centro sinistra sono il 54,27% mentre per il centro destra il 45,72. Il totale ovviamente è 100. Il dato che prendiamo in considerazione è quest’ultimo, vale a dire il numero di votanti per ciascuno schieramento e lo confrontiamo con il numero di voti complessivi ottenuti dai due schieramenti. Dall’altra parte il Centro-sinistra ha conquistato 11 regioni su 13, l’84,6%, mentre il Centro-destra 2 regioni su 13, 15,3%.

Sommando i due indici così come presentato poco sopra, il Centro-Sinistra ottiene un dato 1,388 ed il Centro-Destra 0,611. Dato che l’indice presentato prevede lo stesso peso per il numero dei votanti e il numero di regioni conquistate, di conseguenza i due valori debbono essere divisi per due. Il risultato complessivo è che il Centro-Sinistra con il 49% dei voti complessivi ed il 54,27% dei voti di schieramento si aggiudica l’84 circa delle regioni e sinteticamente ha ottenuto il 69,44% dei voti mentre il Centro-Destra il 30,55%.

E’ evidente che il rapporto è talmente sbilanciato che le elezioni di marzo 2010 dovranno in qualche modo portare ad un riequilibrio attraverso un passaggio di alcune regioni dal Centro-Sinistra al Centro-Destra. Il problema è quante di queste regioni passeranno da una parte e dall’altra e quale sarà l’indice che sarà utilizzato per valutare in modo neutro il risultato. A nostro avviso, tale indice sembrerebbe dare un risultato onesto.

Note:

(1): Si fa presente che si tratta degli elettori che hanno partecipato al voto e non tutti coloro che ne hanno diritto. Inoltre, non si tiene conto dei votanti che non hanno votato i due schieramenti. Di conseguenza se si sommano i voti andati ai due schieramenti, la somma non è uguale al numero dei votanti.

 


Il pezzo pubblicato è un contributo esterno di Paolo Sospiro, ricercatore presso l’Università della Macerata.