5 Stelle, analisi di un successo (II parte)
[ad]A fronte di un centrosinistra in calo di un paio di punti percentuale, di un candidato civico in grado da solo di fare meglio di tutti quelli presentatisi nel 2010, e di un’affluenza in diminuazione, è evidente come buona parte dei voti del M5S abbia il centrodestra come bacino di provenienza, anche se andrebbe ricordato come nel 2010 vi fu un netto spostamento da centrosinistra a centrodestra delle preferenze degli elettori, quindi l’attuale passaggio da cdx a M5S non dovrebbe riguardare tanto lo zoccolo duro berlusconiano o leghista quanto piuttosto un elettorato più ondivago, che già nella precedente elezione aveva dato segno di grande mobilità.
Tra il primo turno ed il ballottaggio il numero dei voti validi è calato appena di 100 unità, e proprio per questa estrema somiglianza tra le due sessioni della votazione, il caso di Comacchio risulta estremamente utile per comprendere le dinamiche elettorali che hanno portato alla vittoria Fabbri, il candidato del MoVimento 5 Stelle.
Il candidato del centrosinistra perde tra il primo ed il secondo turno 600 voti: questo significa che non solo Pierotti non è stato in grado di attrarre alcun consenso al di fuori della coalizione che lo aveva sostenuto al primo turno – in special modo tra gli elettori di Cavallari – ma che è riuscito a dilapirare oltre il 10% del proprio consenso, in particolare verso l’astensione.
Al contrario Marco Fabbri di triplicare le preferenze ottenute al primo turno, superando persino la somma di tutti coloro che non avevano votato Pierotti al primo turno: questo significa che non è da trascurare un flusso persino tra Pierotti e Fabbri tra il primo ed il secondo turno, probabilmente derivante da coloro che votavano centrosinistra solo perché coalizione più accreditata per battere la destra al governo cittadino.
A Comacchio si ripropongono le tematiche che caratterizzano i successi del MoVimento 5 Stelle, polemiche sorte in questo caso per una pessima gestione della macchina comunale, e la coalizione in vantaggio al primo turno divisa in due. A differenza che altrove, tuttavia, la debolezza tanto del centrosinistra (che anche unito non avrebbe superato la maggioranza assoluta dei voti) quanto del suo candidato (incapace di attrarre al ballottaggio persino i voti dell’altra lista di centrosinistra) hanno permesso al M5S di insediarsi alla guida della cittadina ferrarese.
Tra le regioni in cui il MoVimento 5 Stelle raccoglie i suoi migliori risultati non spicca certo la Lombardia: le percentuali raccolte dai grillini in questa regione sono nettamente inferiori a quelle che ottiene in Piemonte, Veneto ed Emilia, probabilmente per un maggior conservatorismo dell’elettorato lombardo che esita ad affidarsi a forse portatrici di un messaggio di rottura così dirompente.
Malgrado l’elevato numero di comuni al voto rispetto alle altre regioni del Nord, quindi, non deve stupire come solo in un caso, a Garbagnate Milanese, il M5S sia riuscito a raggiungere il ballottaggio.
(per continuare la lettura cliccare su “3”)