Della disastrosa alluvione che ha colpito il Veneto, nei giorni a cavallo tra ottobre e novembre dello scorso anno, quasi non si ha più notizia attraverso i media nazionali. Complici i gravissimi eventi internazionali (e le rilevanti vicende di politica interna) che si sono succeduti in questi mesi. Eppure della scarsa copertura mediatica nazionale i cittadini veneti si sono lamentati sin da subito.
[ad]Premessa obbligatoria: se si spulciano anche solo superficialmente i dossier della Protezione Civile sugli stati d’emergenza aperti in Italia, ci si rende conto immediatamente dell’ingente mole di lavoro da gestire e coordinare. Le regioni italiane interessate da almeno un’emergenza (disastri idrogeologici, alluvioni, terremoti, rischi vulcanici e qualunque altra problematica di tipo ambientale) sono il 90% del totale, uniche eccezioni Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige.
In questo scenario è evidente che chi si trova a dover fronteggiare le emergenze lo faccia stabilendo delle priorità, cercando di agire in maniera proporzionata in tutti i luoghi in cui c’è bisogno di interventi straordinari. Tuttavia, per motivi anche prettamente economici e/o di mezzi a disposizione, alcune tragedie diventano inevitabilmente “più tragedie” di altre; questo tipo di classificazione indiretta deriva essenzialmente dallo spazio e dal tempo che i media nazionali e locali dedicano alle varie calamità.
I cittadini veneti, che pure sono in buona compagnia lungo tutto lo stivale, si sono da subito visti “declassare”. Eppure i numeri del disastro non sono da poco: 3 morti, 3.000 sfollati, più di 500.000 persone colpite, oltre 120 comuni coinvolti, circa 150.000 animali morti, per un ammontare dei danni che si stanzia sui 3,5 miliardi di euro, almeno stando alla cifra presentata dal governatore Zaia all’Unione Europea lo scorso gennaio.
Cinque mesi fa, a quindici giorni di distanza dall’alluvione, l’Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per “Il Gazzettino”, ha chiesto alla popolazione di dare dei giudizi sulla risposta delle istituzioni (locali e nazionali), sull’attenzione ricevuta dai mezzi di comunicazione (locali e nazionali), e sulla solidarietà avuta dagli italiani. I risultati tendono a premiare le testate giornalistiche e le istituzioni più vicine geograficamente al Veneto; l’apprezzamento cala man mano che si sale su scala nazionale.
Oltre nove cittadini veneti su dieci tendono a dare un giudizio positivo sul lavoro fatto dai volontari e dalla popolazione nelle settimane successive all’alluvione. Un giudizio che premia essenzialmente loro stessi. Più ci si allontana dal Veneto più le reazioni verso le istituzioni diventano negative. Percentuali accettabili riescono a portarle a casa la Regione, i Comuni e, in parte, la Provincia. Tuttavia, il giudizio negativo sullo Stato (quasi sei veneti su dieci non ritengono che il Governo abbia reagito in maniera adeguata) è evidente.
Discorso a parte merita lo spazio concesso all’alluvione da giornali, telegiornali, televisioni e radio. Come anticipato in precedenza, la presenza o meno di un evento catastrofico sui media è in stretto rapporto con l’importanza che l’opinione pubblica dà ad esso. Più una notizia è messa in evidenza, più sarà percepita come importante. Nel caso del Veneto si sono avuti due atteggiamenti diversi da parte delle testate nazionali (bocciate da oltre la metà dei veneti) e locali (premiate da più di otto veneti su dieci). Le prime, tranne i primissimi giorni, hanno coperto sempre meno gli eventi fino a eliminarli del tutto dalla propria agenda. I secondi, come spesso avviene per i media locali, hanno seguito con solerzia e costanza l’emergenza sin dall’inizio. Il giudizio dei cittadini, alla luce di tutto ciò, è stato abbastanza prevedibile.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)
L’ultimo dato, rilevante nell’anno del 150° anniversario dell’unità nazionale, riguarda la solidarietà degli altri italiani. Il dato disarmante è che più della metà dei veneti ne ha avvertita poca o nessuna e neanche il 40% si ritiene soddisfatto dell’aiuto morale e materiale del popolo italiano.
[ad]A oggi la solidarietà al Veneto alluvionato ha ampiamente superato i 5 milioni. Una cifra che Zaia vuole utilizzare per ripristinare «opere esemplari di carattere pubblico e di utilità collettiva importanti per i cittadini e per la messa in sicurezza del territorio». Le parole del governatore dovrebbero far pensare tutti quelli che, per anni, hanno rimandato la costruzione di opere idrauliche sui propri territori, sindaci in primis, richiedendo e concedendo licenze al limite del pensabile per non perdere consenso elettorale. La costruzione di strutture che vadano a incidere sui problemi idrogeologici della regione è una questione assai spinosa, che il Veneto deve affrontare quanto prima. Oggi più che mai servono dei progetti a lungo termine per evitare di rimboccarsi le maniche e spalare fango a vita.
Giuseppe Ceglia