5 Stelle, analisi di un successo (III parte)

Pubblicato il 9 Giugno 2012 alle 17:57 Autore: Matteo Patané
m5s

[ad]Parma senza alcun dubbio, per le sue dimensioni, per il suo status di capoluogo di provincia e per l’attenzione mediatica che ha calamitato, è il fiore all’occhiello delle amministrative del MoVimento 5 Stelle.
Un’analisi approfondita sul risultato elettorale di Parma è disponibile a questo link, in questo articolo verranno ripresi gli aspetti più salienti che hanno condotto alla vittoria del MoVimento 5 Stelle.

Dopo un governo di centrodestra lungo tre mandati, i grillini hanno privato il centrosinistra di una clamorosa reconquista imponendosi con una percentuale notevole al ballottaggio, dove Federico Pizzarotti ha rifilato un pesante 60-40 al candidato del PD Vincenzo Bernazzoli.
Dal punto di vista prettamente elettorale, il centrodestra si spacca in quattro candidati rispetto ai tre del 2007, restando al di sotto del 20% contro il 50% della precedente tornata amministrativa: una perdita secca di circa il 30% delle preferenze che lascia intendere come gli elettori abbiano pesantemente punito l’amministrazione Vignali, costellata di scandali e caratterizzata da un bilancio sull’orlo del fallimento economico.
Dal canto suo, il centrosinistra avanza nettamente rispetto al 2007 sfiorando il 45% in termini di candidature ed il 48% come liste; è tuttavia da notare la pessima prestazione del principale candidato dell’area, Bernazzoli, che con il 39% al primo turno si posizionava ben quattro punti al di sotto delle liste in suo appoggio.
A parte una modesta lista civica con risultati marginali, il resto dello scenario era occupato dal MoVimento 5 Stelle, in grado di raggranellare poco meno del 20%; è da rilevare il fatto che Pizzarotti, candidato del M5S, è riuscito da solo a superare la somma di tutti e quattro i candidati di area centrodestra, sia pure di pochi decimali; contrariamente ad altre realtà, quindi, a Parma il MoVimento 5 Stelle non ha avuto bisogno di approfittare delle divisioni del centrodestra per arrivare al ballottaggio.

Il secondo turno non può essere definito diversamente da una cavalcata trionfale di Pizzarotti. Il candidato del MoVimento 5 Stelle è riuscito a coalizzare intorno alla propria figura tutti coloro che non avevano votato Bernazzoli al primo turno, arrivando ad imporsi con oltre il 60% delle preferenze. Considerate le dimensioni di Parma e la sua conseguente divisione in circoscrizioni, è in questo caso anche l’analisi geografica a mostrare come il voto di Pizzarotti al ballottaggio non ricalchi la sua prestazione al primo turno, ma al contrario sia pressoché identica – naturalmente in negativo – ai risultati ottenuti da Bernazzoli.

Nel caso di Parma il MoVimento 5 Stelle ha avuto gioco facile nel cavalcare l’onda lunga di due proteste su temi popolari e sensibili: il primo, naturalmente, riguarda il dissesto finanziario lasciato dalla giunta Vignali, che ha portato la città sull’orlo del fallimento con un debito di oltre seicento milinoi di euro. Dall’altro, il contestatissimo progetto di inceneritore di cui Bernazzoli, candidato del centrosinistra, si era fatto alfiere.

Correlazione tra il voto a Pizzarotti al primo turno,
il voto a candidati diversi da Bernazzoli al primo turno
e il voto a Pizzarotti al secondo turno

L’analisi e lo studio dei casi di maggior successo del MoVimento 5 Stelle alle amministrative 2012 rivela quindi quali siano gli scenari che hanno consentito al giovane partito grillino di lottare alla pari con formazioni ben più rodate e blasonate.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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