Varsavia vigila sulla propria memoria? La gaffe di Obama e l’antisemitismo polacco
[ad]Oggi, con la tendenza ad “appannare” la memoria, sostengono soprattutto i diplomatici polacchi, c’è invece bisogno di chiarezza perché l’uso improprio di questa definizione può non essere di per sè in malafede però potrebbe diventare esplosiva se collegata con un’altro stereotipo sui polacchi, l’antisemitismo. Infatti come ha sottolineato lo storico Timothy Garton Ash “la correlazione automatica della Polonia con l’antisemitismo e da ciò una connotazione con la colpa per l’Olocausto sono sempre presenti nel mondo Occidentale”. Per evitare ogni ambiguità il ministero del Esteri, le ambasciate e varie associazioni dei polacchi all’estero hanno cominciato, soprattutto dal 2004, a monitorare i media europei e internazionali invitando ogni volta a correggere la definizione “sbagliata” con la più lunga ma più chiara di “campi di concentramento nazisti nella Polonia occupata”.
Finta copertina del Time realizzata dalla diaspora polacca di Chicago
Tra gli interventi di maggior risonanza si può ricordare quello nei confronti della redazione del Wall Street Journal e delle redazioni del San Francisco Chronicle, del New York Times e del portale Yahoo. Nel 2012 l’ intervento ha riguardato l’agenzia Associated Press e poi ci sono state proteste dell’Ambasciata polacca indirizzata alla redazione del “Los Angeles Times”. Questi vari interventi dei funzionari polacchi sembrano aver raggiunto un buon risultato: molte redazioni hanno inserito nei propri stylebook il divieto di usare l’espressione “Polish death camp”. La “gaffe“ di Obama sembra quindi una buona opportunità per rafforzare ulteriormente la rotta.
di Tomasz Andrzej Banach