L’incontro di questo pomeriggio alla Fiom al parco dei Principi forse ha partorito l’ennesima foto della sinistra italiana con Pierluigi Bersani, Antonio Di Pietro, Nichi Vendola, Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero. Per qualche ora la cornice cigiellina ha offerto al mondo politico il ritorno al formato di allenza dell’Unione prodiana. Si è trattato solo di un effetto ottico, prontamente smentito dalle parole degli interventi e pure dal tenore dei fischi.
[ad]Di Pietro dall’opposizione al governo Monti sta avendo gioco facile a bersagliare il Partito Democratico e il suo impegno in favore della riforma dell’articolo 18. Poco importa che rispetto al testo originario del ministro Fornero proprio il segretario democrat sia stato decisivo a mantenere alto il livello di tutele, il leader dell‘Italia dei Valori ha trovato una platea particolarmente ricettiva tanto da tributare applausi all’ex magistrato e una contestazione al discorso del leader del Pd, che ha ribadito la sua intenzione di dar vita ad un’alleanza con i moderati.
Chiusa la porta pertanto ad ogni alleanza con la Federazione della Sinistra di Diliberto e Ferrero, Bersani in realtà è pronto a scaricare anche Di Pietro mentre con Nichi Vendola l’approccio è più sfumato e vuole dare al leader di Sel l’opportunità di scegliere. O la strada del governo insieme al Partito Democratico o in alternativa il cantiere della sinistra radicale fuori dall’arco dei candidabili a palazzo Chigi. Non è un caso allora che i toni usati dal presidente della Regione Puglia durante l’incontro col mondo del sindacato siano stati giudicati dagli analisti come un esercizio di equilibrismo sul suo destino politico. A dare un minimo di efficacia alla sua presenza i consueti attacchi alle lobby della finanza, nettamente più pericolose della politica soggetta – a suo dire – ad un attacco antisistema promosso dai ceti borghesi.
Il punto di rottura, per il quale è oramai lecito parlare – specie in seguito alla linea intrapresa dalla direzione nazionale del Pd – di fine della foto di Vasto, si è comunque toccato quando Di Pietro ha agitato lo spettro dell’inciucio nelle nomine per l’authority della privacy e per l’Agcom. “La smetta di diffamare” è stata la risposta dura del segretario Bersani, che sembra ogni giorno più intenzionato a far convergere il suo progetto di governo per il 2013 verso l’Udc di Casini.