Merkel apre all’integrazione europea, ma dice ancora nein agli eurobond

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Merkel apre all’integrazione europea, ma dice ancora nein agli eurobond

 

“L’Europa ha tre mesi di tempo per togliere le gambe della crisi”. Sbagliato. La previsione di per sé inquietante del big della finanza George Soros circa il pericolo per l’area euro di essere definitivamente travolta dalla crisi del suo indebitamento all’inizio dell’autunno sono state corrette con toni pessimistici da Christine Lagarde, la direttrice del Fondo Monetario Internazionale che ha parlato di un periodo persino inferiore ai tre mesi. Con una novità significativa nel dibattito economico mondiale. Per la prima volta c’è un preciso accenno alla crescita rispetto alle sole politiche di contenimento del deficit di bilancio. Segno che nei board dei principali organismi globali sta arrivando un ragionamento diffuso da tempo fra gli economisti: l’unico modo per uscire dai debiti è produrre più ricchezza per ripagarli in fretta.

[ad]Che il destinatario di questo messaggio fosse la cancelliera tedesca Angela Merkel è altrettanto lapalissiano. La Germania ha le chiavi per far sortire la Grecia, la Spagna e pure l’Italia dalla spirale degli attacchi della speculazione. Roberto Napoletano dalle colonne del Sole 24 Ore l’ha invitata a decidere e a rendere il prossimo vertice europeo del 28-29 giugno una tappa verso l’integrazione politico-economica dell’Europa e non l’ennesima passerella inconcludente. Fra le proposte del quotidiano di Confindustria tre prometterebbero di sbloccare il rischio default sugli anelli deboli dell’Unione: introdurre una garanzia valida per tutti i depositi comunitari; consentire alle banche di accedere direttamente al fondo Salva Stati e creare un debito pubblico europeo, scorporando il carico degli interessi che resterebbe sulle spalle degli Stati nazionali.

Il beneficio sarebbe evidente per gli altri paesi europei, ma dal punto di vista della Germania non è ancora venuto il momento di fare concessioni.

Angela Merkel pur offrendo un segnale d’apertura questo pomeriggio ad una cessione di sovranità in favore dell’Unione Europea ha chiuso la porta agli eurobond. A suo avviso introdurli in questo periodo comporterebbe un abbassamento della soglia d’attenzione nel percorso negoziato con la Grecia e con la Spagna per uscire proprio dalla spirale debiti-speculazione.

Sotto stress, però, le piazze finanziarie continuano a mandare segnali minacciosi anche all’Italia. Mr. Spread ha toccato con i Btp i 486 punti stamane, per poi declinare sui 470. Peggio va ai Bond spagnoli, che si attestano sui 520 di differenziale di rendimento in rapporto ai Bund tedeschi.

La tensione in realtà si respira a pieni polmoni anche nelle piazze della politica europea. Fekter, ministro delle finanze austriaco ha ipotizzato che a breve toccherà all’Italia dover negoziare e ricevere un piano di aiuti. Ipotesi smentita seccamente dal premier italiano Mario Monti, che non ha gradito l’irruente invasione di campo.

Ma a Roma è all’interno del governo, che viene attizzato il dubbio sulla tenuta dell’Italia e dell’Europa nella recessione. Il vice-ministro dell’economia Grilli poco fa ha lamentato “una diminuzione dell’attenzione” verso i possibili risvolti drammatici. In questo ad avviso dell’esponente del governo Monti il paese avrebbe perso tutta la consapevolezza che aveva a novembre-dicembre, quando il martellamento quotidiano sull’impennata del rendimento dei titoli di Stato costrinse al passaggio di consegne da Silvio Berlusconi al governo dei tecnici.