Maggioranza avvisata, mezza salvata. Così si poteva leggere l’ennesimo invito della Ministro Severino ai partiti della “grosse Koalition” all’italiana sul tema del ddl anticorruzione, che tuttora porta il nome dell’allora Ministro Alfano ma che è oggi profondamente cambiato. Il rischio di far cadere il Governo sul tema della corruzione avrebbe potuto segnare il de profundis del sistema politico come lo conosciamo oggi, nel clima di antipolitica che pervade il Paese, quindi – soprattutto per il Pdl – meglio ingoiare il rospo ed auspicare modifiche in Senato.
[ad]Solo ieri il Ministro per i Rapporti col Parlamento, Piero Giarda, si era dovuto arrendere di fronte ai deputati sull’impossibilità di presentare un maxi-emendamento sugli articoli 7, 10, 13 e 14 del Ddl, articoli sui quali “passi avanti si sono fatti” (cit. Ministro Severino), e per i quali allora la fiducia si rende necessaria per poter proseguire senza indugi. Per prevenire dubbi di inammissibilità si è quindi arrivati allo spacchettamento in tre diverse mozioni di fiducia, sui quali si è votato oggi.
La prima delle tre mozioni riguardava l’articolo 10, quello che delega il Governo ad adottare entro un anno misure per stabilire l’incandidabilità di chi ha subito una condanna passata in giudicato. Hanno votato a favore in 461, 75 i contrari e 7 si sono astenuti, sostanzialmente ricalcando le divisioni tra maggioranza e opposizione. Non ha invece partecipato al voto il Fli, contestando il fatto che – con i tempi concessi al Governo – il risultato sarà quello di procrastinare gli effetti della legge al 2018. In realtà, però – fanno notare dal Pd – dipende dalla celerità del Governo nell’utilizzo della delega.
La seconda mozione di fiducia riguarda l’articolo 13, ed è stato votato da 431 deputati, a fronte di 71 contrari e 38 astenuti. Hanno votato a favore in questo caso anche i finiani. L’articolo 13 riguarda l’introduzione di nuovi reati, come il traffico di influenze illecite e la nuova concussione per induzione, oltre che pene più gravi per la corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. La nuova concussione è stata oggetto di polemiche dal PdL che l’ha ribattezzata “salva-Penati” e da Di Pietro, che ha rimarcato l’opportunità che sia il giudice a decidere se tra corruttore e corrotto vi fosse pari grado di colpevolezza.
La terza mozione riguarda invece l’articolo 14, che riguarda lo spacchettamento del reato di concussione e l’aumento delle pene per la corruzione. In questo caso i favorevoli sono stati 430, contro 70 contrari.
Si è trattato quindi di una vittoria su tutta la linea per la Ministro Severino, brava sia a trovare la quadra su una questione così delicata per la sua maggioranza, sia a costringere la stessa a votare la fiducia.