Nishami nuovo capo di stato in Albania. Berisha mantiene la stretta sulle più alte cariche dello stato
[ad]In generale, la democrazia albanese manca della presenza di figure politiche di garanzia, che una volta raggiunte le più alte cariche (Speaker del Parlamento, Presidente della Repubblica) siano capaci di lasciarsi alle spalle la cultura di partito.
La maggioranza a sostegno del governo Berisha-Meta ha fatto inizialmente circolare una lista di nove nomi, di estrazione non politica (quattro ambasciatori, due giudici alla CEDU di Strasburgo, il governatore della Banca Centrale, un membro della Corte Costituzionale e un intellettuale ex dissidente), tra i quali il primo candidato era Xhezair Zaganjori, membro della Corte Costituzionale. Il Partito socialista tuttavia non ha raccolto l’iniziale apertura – seppur parziale, dato che il nome di Zaganjori non era stato concertato – rigettando la candidatura di Zaganjori e proponendo invece una lista eminentemente politica con i nomi di Pandeli Majko, Fatos Nano e Paskal Milo. Il primo scrutinio si è tenuto il 30 maggio. Al termine del terzo scrutinio, l’8 giugno, in cui nessun candidato era ufficialmente presente, Zaganjori ha ritirato la sua disponibilità, dichiarando di non essere disponibile ad essere eletto con i soli voti della maggioranza.
L’11 giugno si è tenuto il quarto scrutinio, a maggioranza semplice. La maggioranza ha inizialmente presentato il nome di Artan Oxha, giornalista ed economista, mentre l’opposizione si è focalizzata sull’ex premier Pandeli Majko. Dopo il ritiro di Artan Oxha, la maggioranza ha presentato il nome del ministro dell’interno Bujar Nishani, suscitando lo sconcerto dell’opposizione socialista per la scelta di una personalità strettamente legata al governo in carica. Nishani ha raccolto 73 voti a favore e 1 contro, su 71 necessari, venendo eletto capo di stato, mentre il PS ha boicottato il voto come nel 2007.
La scelta, che riporta l’Albania ad una politica polarizzata e conferma la stretta del Partito democratico di Sali Berisha su tutte le maggiori cariche, politiche e non, del paese, non rappresenta un passo avanti verso una democrazia compiuta nel paese delle aquile.
di Davide Denti