Decreto sviluppo, la lenzuolata di Monti ripesca il processo breve
Tempi contingentati per il decreto sviluppo. In appena 72 ore il vertice coi segretari, l’informativa alla camera e stamane l’emanazione del provvedimento da parte del governo. Nei contenuti divulgati alla stampa emerge una lenzuolata, che assomma interventi eterogenei: tagli ai ministeri fino a 30 miliardi di euro, aumenti delle detrazioni per le ristrutturazioni immobiliari (fino al 50% per spese sino a 96 mila euro), esenzioni dell’Imu per i magazzini.
[ad]Ancor più scollegata dai semplici interventi per la crescita economica è la disposizione che prevede un tetto massimo per i processi penali pari a 6 anni, comprensivi dei tre gradi di giudizio. Oltre a norme per disincentivare gli eccessivi ricorsi in Cassazione per i contenziosi di natura civile.
Si tratta del ripescaggio di una riforma molto cara al precedente governo Berlusconi, che sul processo breve aveva provato a vincolare la sua maggioranza in Parlamento riuscendo però soltanto a modificare i termini di prescrizione per alcune fattispecie di reato.
Accontentato il Pdl sarebbe la conclusione logica, ma poco dopo la diramazione dei contenuti del decreto sviluppo il segretario Angelino Alfano ha sottoposto un aut aut al premier Monti, minacciando di votare contro il governo qualora al Senato volesse porre la questione di fiducia anche sulla modifica imposta dal ministro della giustizia, Severino sulla responsabilità civile dei magistrati.
Pienamente confermata pertanto l’apertura di ostilità andata in scena ieri alla Camera, con le prime avvisaglie del malcontento del gruppo Pdl espresse dal capopattuglia Fabrizio Cicchitto. E proprio sulla giustizia il partito di Berlusconi vuole riappropriarsi di visibilità politica in rapporto al governo tecnico.