John Niven è uno scrittore scozzese. Nato ad Ayrshire ha lavorato nell’industria della musica e ha collaborato con i più importanti giornali inglesi. Il suo primo racconto fu Music from Big Pink, seguito da The Amateurs e, nel 2011 da The Second Coming che Einaudi ha pubblicato nel 2012 con il titolo “A volte ritorno”.
Il libro ha un linguaggio molto forte, se contestualizzato con i suoi protagonisti: Dio, Gesù, gli Apostoli, gli angeli e tutti coloro che si possono trovare in Paradiso.
[ad]Dio, decide di prendersi una settimana di vacanza visto che, quando parte per il suo viaggetto al lago, nel mondo è il 1600. Tutto va bene, i terrestri sono in pieno rinascimento, sono grandi esploratori e nulla lascia presagire quanto accadrà di lì a poco. Dopo il suo ritorno sono passati 4 secoli – un giorno “paradisiaco” equivale a 57 anni terrestri – e trova il disastro: guerre, genocidi, inquinamento, lotte religiose e, giustamente, si incazza un po’. Egli viene dipinto come il manager di una grande azienda che, lasciata in mano ai suoi impiegati, al suo rientro la trova quasi in fallimento. Il primo con cui se la prende è Mosè: tacciato di protagonismo perché invece di trascrivere il suo unico comandamento, “Fate i bravi”, si è scervellato con quei 10 che hanno creato parecchi problemi negli uomini. Poi con Maometto, reo di “non tener a bada i suoi”, il tutto condito, neanche a farlo apposta, con parole e frasi che non si adattano all’Essere supremo che noi immaginiamo. Quindi, l’unica alternativa qual è? Far tornare suo figlio sulla Terra per cercare di rimettere a posto le cose. Solo che anche Gesù è appena tornato (sono passate poco più di 4 settimane paradisiache) e, visto come l’hanno trattato l’ultima volta, non sembra entusiasta di tornare. Lui preferirebbe continuare a stare con Jimi Hendrix su una nuvola a parlare di musica e a fumare marijuana, ma, si sa, Dio ha una sola parola e quindi viene rispedito sulla Terra dove nascerà da una donna qualunque in un piccolo paese dell’America rurale nel 1979.
Qui si metterà a capo di un gruppo di reietti, prostitute, ex combattenti del Vietnam, sbandati ed ex eroinomani che cercherà di salvare. Ma non ha fatto i conti con chi sa che un Gesù c’è già stato e che non sera stato scritto che Egli sarebbe dovuto tornare una seconda volta…
A volte ritorno è un libro non per tutti i palati: chi è molto religioso o credente storcerà parecchio il naso in alcuni punti ma esso è nato proprio per andare sia contro i fanatismi religiosi sia contro chi prende la religione troppo sul serio, a volte guidato più dai prelati che dai dettami della Bibbia.
Il libro ci fa vedere, forse, tutto quello che ci aspettiamo che avverrà nell’aldilà: non un Dio vendicativo e attento a tutti i suoi comandamenti, ma un Essere molto take it easy tant’è che il suo unico comandamento avrebbe voluto che fosse stato “Fate i bravi”, facile e di semplice comprensione.
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[ad]Anche Gesù ci appare diverso: un trentenne sfaccendato, che adora la marijuana (anche se quella terrestre non è paragonabile a quella del Paradiso), che ama suonare e che cerca di salvare coloro che, anche in quest’epoca, appaiono essere gli ultimi.
Il messaggio dell’autore è chiaro: non dobbiamo prendere troppo sul serio la religione. Essa è necessaria e ci dà conforto in momenti bui, ma Dio è Dio di tutti, senza alcuna distinzione tra cristiani,musulmani, induisti, ebrei e compagnia bella.
In questi tempi, poi, vedere scritto “i terrestri non hanno capito nulla: Dio adora i froci per questo se ne circonda”, e tra i suoi collaboratori parecchi sono omosessuali, è un bel segnale contro l’omofobia che sta prendendo sempre più piede.
Pensiamoci, e se davvero tutto quello che ci viene richiesto in questa vita è solo quello di “Fare i bravi”?