Gli occhi di tutto il mondo puntati sulla Grecia. Dalla Merkel al Presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Junker, che avevano ieri espresso la raccomandazione al popolo greco di votare a favore di chi rispetterà gli impegni presi con l’Europa. Questo però poteva essere un autogol clamoroso, perché non è mai detto che un popolo accetti raccomandazioni provenienti da Paesi esteri, tanto meno se rappresentati da figure viste – a torto o a ragione – come “nemici del popolo” (di “alleanza non santa” ha parlato il leader di Syriza).
[ad]La partita si è giocata tra Nea Demokratia, il partito conservatore che, truccando i conti economici, ha di fatto portato sull’orlo del fallimento il Paese, ma che oggi rappresenta il fronte pro-euro, e Syriza, l’alleanza della sinistra radicale, favorevole a rimanere nell’euro, ma non all’accordo firmato dal precedente governo. Sullo sfondo il Pasok, il partito che con Papandreu aveva ereditato la situazione disastrosa lasciata da ND, e che dalla crisi è stata letteralmente travolta, ed Alba Dorata, partito neofascista che per la prima volta lo scorso maggio era entrato in Parlamento, tra le polemiche per i messaggi (e per i pestaggi) della campagna elettorale.
Si è votato fino alle 18:00 (ora italiana) di oggi, e – con una affluenza al 60% – subito è palesata una situazione di estrema incertezza. I primi exit poll hanno infatti mostrato una sostanziale parità tra i due principali partiti, attestati entrambi tra il 27 ed il 30%. Solo con i secondi exit poll, a due ore e mezza dalla chiusura dei seggi, si sono avute distanze un po’ più marcate, che mostravano come il dato più basso della “forchetta” di Nea Demokratia era superiore a quello più alto di Syriza.
Nea Demokratia ha quindi annunciato la propria vittoria, invocando un governo di unità nazionale, rassicurando la sua intenzione di onorare gli impegni pesi dal precedente governo, ma almeno ad oggi non ha ottenuto l’appoggio del principale competitor.
Secondo i dati delle proiezioni più recenti, Nea Demokratia dovrebbe avere tra 128 e 131 seggi (di cui 50 derivanti dal premio di maggioranza) con il 29-30% dei voti, Syriza circa 70 seggi con il 26-27% e il Pasok dovrebbe attestarsi sui 34 parlamentari (con una percentuale di voti di poco superiori al 12%). Della coalizione di maggioranza dovrebbe far parte anche il partito classificatosi come quarto, quello dei Greci Indipendenti, che con poco più del 7% dei voti dovrebbe avere circa 20 deputati, e probabilmente (è l’auspicio del Pasok, secondo alcune fonti) anche la Sinistra Democratica (6% e 15-16 eletti). Interessante notare che i primi due partiti hanno guadagnato entrambi circa il 10% in più dei suffragi rispetto alle elezioni del mese scorso, segno di una forte polarizzazione della competizione.
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[ad]Importante (ed inquietante) è però anche il risultato di Alba Dorata, quinto partito del Paese con circa il 7% dei voti e 18 eletti. Nei giorni scorsi, come si è accennato all’inizio, alcuni esponenti e supporter del partito neofascista si sono resi protagonisti di episodi di violenza nei confronti di oppositori ed immigrati.
La Grecia ha quindi deciso, anche se con una maggioranza molto ristretta, di proseguire nel piano di rientro del debito e di rispetto del Memorandum, non ha creduto alla promessa di ridiscutere tutto in dieci giorni, come promesso da Tsipras, leader della sinistra radicale, e di questo si sono “rallegrati” in molti, spingendosi – come il ministro tedesco Guido Westerwelle – ad ipotizzare anche tempi più dilatati rispetto a quelli concordati. Nei prossimi giorni si misurerà la capacità del nuovo Parlamento di eleggere un Governo solido, ma intanto il G20 può cominciare con maggiore tranquillità.