Il Cardinale Bertone va all’attacco e cerca di rompere l’assedio mediatico contro la Santa Sede. Nell’intervista concessa a Famiglia Cristiana – in edicola da giovedì, ma oggi anticipata dal sito web e da altri quotidiani – l’alto prelato parla di “violazione della Costituzione”, volontà di bloccare l’azione del Papa, emulazione di Dan Brown.
[ad]Lo scandalo che ha colpito il Vaticano, con la fuga di notizie provenienti da corrispondenza riservata, finite nel libro di Gianluigi Nuzzi “Sua Santità”, per il quale è stato molto velocemente trovato un colpevole nel maggiordomo Paolo Gabriele, ha provocato scalpore nell’opinione pubblica e “profondo dolore” da parte del Papa.
Dalle carte, e dalle inchieste giornalistiche trapela la sensazione che i vertici della Chiesa siano impegnati in una lotta senza quartiere, nella quale lo stesso Santo Padre si sentirebbe invischiato. In modo particolare nella lotta tra cardinali, che si intreccerebbe alla vicenda dello Ior e delle dimissioni di Gotti Tedeschi dal vertice dell’istituto bancario vaticano.
Nell’intervista a Famiglia Cristiana, il cardinale e Segretario di Stato Tarcisio Bertone nega di avere notizia dell’esistenza di lotte per conquistare un “fantomatico potere”, e vede piuttosto una strategia mediatica volta a destabilizzare la Chiesa e l’azione del Pontefice, lui sì protagonista di “un’azione chiarificatrice e purificatrice” in seno alla Comunità cristiana. Proprio per questo il Papa si sentirebbe particolarmente amareggiato. Divergenze d’opinione sì, ammette l’alto prelato, “come d’altronde ce n’erano tra gli apostoli”, ma anche comunione d’intenti e assoluta unità intorno al Vescovo di Roma (valutazioni che ricalcano la richiesta di “fedeltà basata sull’idem sentire” chiesta dal Pontefice, ndr). Di “calunnie” aveva parlato lo stesso Benedetto XVI, ed anche Bertone ribadisce il concetto: nessuno vuole nascondere nulla, ma i fatti vanno soppesati.
Il Vaticano quindi non rinuncerà a far valere i propri diritti in merito alla pubblicazione delle carte sottratte al Pontefice ed ai suoi assistenti, poiché, afferma il Segretario di Stato, è stata commessa una violazione della stessa Costituzione Italiana, nella violazione della corrispondenza privata, che è – appunto – libera, segreta ed inviolabile.