Uno degli esperti di politica digitale più ascoltati negli Stati Uniti al punto da essere il consulente per la materia del Segretario di Stato Hillary Clinton, Alec Ross e’ stato in Italia e si è fatto sentire con un’intervista rilasciata al direttore de La Stampa, Mario Calabresi, e con un intervento a Milano a Palazzo Giureconsulti il 13 giugno.
[ad]In quell’occasione, Ross ha tracciato il ruolo che il Web ha avuto nella Primavera araba, non tanto come fattore scatenante dei processi, ma come elemento propagatore di cause che risiedevano in fattori materiali e politici che attenevano più al piano economico e sociale che a quello strettamente legato alla comunicazione e alla libertà di stampa.
Certo – sostiene Ross – la storia delle rivoluzioni arabe – peraltro, tutt’altro che finite – dimostra come il mondo attuale stia attraversando un “massiccio trasferimento di potere” dalle gerarchie ai network, da relazioni di carattere verticale ed in parte ideologico a relazioni in cui le cerchie si intersecano fra elementi identitari, organizzativi e legati alla comunicazione. In questo senso, Internet è fattore di connessione e contaminazione e svolge il ruolo di promozione dell’azione dal basso secondo il principio attraverso il quale “posseggo, con il mio smartphone, un media fra le mie dita”.
La riflessione di Ross dal piano geopolitico e diplomatico si è allargata al piano più fortemente interno andando a toccare alcuni aspetti del sistema americano che in buona misura riguardano anche l’Italia. Dalle cifre riportate dal politologo americano, emerge come il 40% del Pil USA sia prodotto da aziende che 30 anni fa non esistevano, ad indicare come siamo nel mezzo di una rivoluzione industriale che, dai germi dei primi anni di questo secolo, sta innervandosi e cambiando tutta l’economia: economia del sapere, quindi, ma anche economia dei consumi, mutati da una congiuntura che, per i riflessi di sostenibilità che comporta, sta diventando struttura e mutazione delle relazioni di potere.
Ancora una volta, questa nuova economia genera un trasferimento di potere da gerarchie consolidate a reti di trasmissione dei nuovi valori nei quali predominano modelli come quello della Silicon Valley in cui si fondono:
– l’esperienza e le competenze di manager senior, anche strutturate in istituzioni come le Università più dinamiche;
– il capitale di rischio che sta trasferendosi verso iniziative innovative dopo essere stato messo a repentaglio dalla crisi finanziaria e industriale di settori tradizionali;
– una generazione di innovatori che pensano nativamente in digitale e con pensiero globale.
Immediata salta all’occhio l’attenzione che di questi tempi si dedica alle startup anche nel nostro Paese e quanto quest’attenzione corra in parallelo con il mutamento del nostro sistema politico: due fili che continuano ad intrecciarsi nell’analisi di Ross, quanto mai significativa per gli Stati Uniti tanto quanto per l’Italia.