Esame di maturità, il k.o. del Ministero e il ritardo dell’Italia

Per gli studenti italiani che mercoledì affronteranno la prima prova scritta dell’esame di stato, sono giornate stressanti. Ma quest’anno qualche patema d’animo, se può consolare gli studenti, lo proveranno anche i docenti. Ci si riferisce ai membri delle commissioni che ieri avrebbero dovuto dare l’avvio alle procedure burocratiche preliminari, nel debutto della “nuova organizzazione telematica” dell’esame.

[ad]E la procedura online che avrebbe dovuto sveltire le pratiche burocratiche è partita male. Ieri mattina i presidenti delle commissioni esaminatrici speravano di utilizzarla per scaricare i moduli, ottenere i dati dei commissari e adempiere ad incombenze varie. L’attivazione delle commissioni via web, da farsi collegandosi con il sito del Miur, non ha funzionato. Presidenti, commissari e segretari, in mattinata sono piombati nel panico ed hanno cercato in qualche modo di rimediare alla situazione. I più pessimisti e previdenti se la sono cavata meglio perché avevano ancora in piedi la vecchia procedura in locale, altri invece hanno dovuto preparare di sana pianta i moduli in un clima di confusione e di frustrazione. Le vecchie procedure sarebbero dovute andare in soffitta sostituite dalla “Commissione Web”, ma almeno per il primo giorno non è andata così.

Presidenti e commissari avrebbero usufruito sul sito del Miur di quattro “video tutorial” per imparare a servirsi delle pagine web, ma non è servito a nulla. E’ l’ennesima figuraccia tecnica ICT (Information and CommunicationTechnology) questa volta nel campo della scuola. Dopo l’errato conteggio degli esodati al Ministero del Lavoro, non sentivamo il bisogno di una falsa partenza al Ministero dell’istruzione.

L’episodio va ad allungare il già lungo elenco di ‘disastri’ ICT riportati sul sito di A3I, l’Associazione Italiana Ingegneri dell’Informazione, al link: http://tinyurl.com/64ezx7t Ma perché succedono questi inconvenienti? Possiamo fare qualcosa per evitarli?

Il motivo principale, a parere del presidente di A3I Enrico Bettini, è quello di prendere sottogamba e con molta superficialità i sistemi informatici, di cui non si conosce, o si sottostima, l’intrinseca complessità.

Se per un ponte o per la costruzione di un edificio è obbligatoria la procedura ingegneristica classica, la stessa non è obbligatoria per la realizzazione di un sistema informatico. Ovvero, per quest’ultimo non ci sono gli obblighi esistenti per un’opera di ingegneria civile: la redazione di un progetto in tutte le sue forme da parte di uno o più progettisti, la sua realizzazione sotto la responsabilità un direttore lavori, il collaudo di quanto seguito sotto la responsabilità di un collaudatore, il passaggio in produzione e la gestione sotto la responsabilità di un gestore di sistema.

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[ad]“Ecco perché succedono certi spiacevoli inconvenienti che fanno cadere la fiducia dei cittadini sulle tecnologie informatiche e di rete, ovvero la base dell’innovazione e della tanta auspicata competitività” ha concluso Enrico Bettini.

L’associazione A3I da anni predica inascoltata la necessità di regolamentare il settore ICT imponendo, almeno per i lavori pubblici, l’obbligo del rispetto della procedura ingegneristica classica che dà molte più garanzie sul successo del progetto, sulla qualità, sulla sicurezza e sul rispetto della privacy.

Clamoroso è stato il caso del sito italia.it, costato 45 milioni di euro, che ha funzionato per poco giorni, o quello del sistema Sistri, per la tracciabilità dei rifiuti, che avrebbe dovuto essere già in funzione, ma che è stato rinviato al 2013.

Molto eloquente è anche la posizione molto bassa nella graduatoria mondiale ICT che, da anni, il World Economic Forum (WEF) assegna all’Italia: nel 2011 il 42° posto dietro a Tunisia, Sud Africa e India.

di Vito Piepoli