Lusi non è stato salvato. L’Aula del Senato ha confermato col proprio voto quanto approvato il 12 Giugno dalla Giunta per le immunità, che con 13 voti favorevoli e 4 contrari si era espressa a sostegno dell’insussistenza del “fumus persecutionis” da parte dei pm romani.
[ad]Il Senato infatti non è chiamato a stabilire se esista o meno la possibilità che Luigi Lusi reiteri il reato o inquini le prove, come è stato valutato dal gip. Per legge, il Senato deve valutare invece se l’azione della procura non sia votata al danneggiamento politico del Senatore, senza che ne sussistano motivi reali.
Questa volta il grimaldello del “voto segreto” non ha funzionato, malgrado fosse stato ufficialmente richiesto da Lusi (che vi aveva raccolto firme), e da parte di alcuni senatori Pdl per tutelare la libertà di voto in caso di voto contrario all’arresto, sottraendoli alla gogna mediatica alimentata dal sentimento anti-casta. Durante il dibattito, Lusi ha chiesto ufficialmente il voto segreto, affermando che il voto palese sarebbe stato un voto politico, ma dal Pdl è arrivata la decisione di ritirare la richiesta di voto segreto e di uscire dall’Aula al momento del voto. A loro ha risposto indirettamente Emma Bonino, affermando la responsabilità dei Senatori di combattere le proprie battaglie “senza nascondersi né scappare”. Si è votato quindi in modo palese.
Lusi aveva inviato a tutti i Senatori una memoria difensiva, corredata da una lettera in cui si pregava i colleghi di non sottoporlo all’inutile detenzione. Anche Grillo si era espresso, ipotizzando un interesse del Pd al voto segreto ed al salvataggio dell’ex tesoriere, perché se finisse in carcere, parlerebbe, ed allora metà Pd finirebbe sul banco degli imputati. In realtà, Bersani e tutto il Pd si sono più volte espressi a favore dell’arresto, e contrari al voto segreto: anche ufficialmente, la Presidente dei Senatori Pd, Anna Finocchiaro, ha richiesto il voto palese.
Nel dibattito in Aula il Presidente della Giunta, Follini, ha tra l’altro chiesto al Senatore Lusi di dimettersi, per evitare all’Aula di doversi esprimere sul suo arresto. Il Senatore Lusi, nel suo lungo intervento ha invece ribadito l’esistenza di un “patto fiduciario” all’interno della Margherita, e – riconoscendo le proprie responsabilità – attaccato frontalmente il suo ex segretario politico, reo di non aver fatto altrettanto. Poi ha richiesto che le persone coinvolte si astenessero, come avrebbe fatto lui stesso. I principali interventi comprendono anche quello di Zanda (Pd) che ha ribadito la richiesta di voto palese da parte del Pd e quello di Gasparri che ha giustificato l’uscita dall’aula del PdL affermando “noi siamo estranei alla vicenda e non intendiamo essere strumento di risoluzioni di conti interni alla sinistra”. Hanno espresso parere favorevole all’arresto tra gli altri IdV, Lega, Udc e Radicali, mentre a titolo personale hanno espresso parere contrario tra gli altri Villari e Tedesco (ex Pd, ora misto) e Pera (PdL, ex Presidente del Senato).
Alla fine a votare a favore dell’arresto sono stati 155, i contrari tredici, ed il Pdl, eccetto rare eccezioni non ha partecipato al voto. Naturale attendersi per le prossime ore le dichiarazioni di tutti i principali esponenti politici su una questione che tocca fortemente la sensibilità dell’elettorato.