Grecia: un’analisi del voto
[ad]La tabella in alto mette a confronto il numero di partiti e liste presentatesi in ciascuna delle tre elezioni, l’indice di Laakso e Taagepeera applicato alla percentuale di voti ottenuti e quello relativo ai seggi conquistati. Come è evidente, la previsione di una quota di seggi (pari ad un sesto del totale) da assegnare al primo partito, fa sì che la legge elettorale abbia un effetto fortemente anti-proporzionale, riducendo molto l’”effective number of parties”. Il confronto intertemporale dei dati dà conferma alle affermazioni dette in precedenza: mentre alle elezioni di maggio i due indici sono “esplosi”, nell’ultima tornata i dati stanno tornando quelli propri del sistema greco, seppure con altri attori. Nella tornata elettorale di domenica il voto è stato molto concentrato sui primi due partiti, mentre nella tornate elettorale di maggio i primi tre partiti erano sostanzialmente alla pari ed insieme non raggiungevano la metà dei consensi espressi.
Un ultimo dato interessante è quello relativo alla diffusione territoriale dei principali partiti. Nella tabella che segue abbiamo “misurato” questa caratteristica in base alla posizione che i primi tre hanno avuto nei singoli distretti elettorali.
Come si vede, anche a livello di singoli distretti, Nea Demokratia si conferma prima in 40 dei 56 in cui è suddivisa la Grecia, e nelle altre 16 è seconda, superata sempre da Syriza, che invece è seconda in 36 casi. Il Pasok, analogamente, si piazza quasi sempre (48 volte) al terzo posto e, cosa per loro più preoccupante, ben quattro volte scende al quarto o al quinto posto, superata in un caso da Alba Dorata: non bene per un partito che tre anni fa aveva vinto le elezioni.
Dopo le elezioni
Ieri è stato ufficializzato il Governo, che sarà supportato da una – si presume – solida maggioranza composta da Nea Demokratia, Pasok e Sinistra Democratica, per un totale di 179 seggi.
I dubbi vengono però considerando che la stessa maggioranza è espressione di meno della metà dei voti validi, a loro volta – come detto – da considerare tenendo presente il 40% di astensione. Si preannuncia quindi un opposizione dura, nelle piazze piuttosto che nel Parlamento, che rischia di essere facilitato da due fattori: il primo è un fattore esterno, ovvero la notoria severità tedesca in materia di rigore, che potrebbe rendere inutili i tentativi di mediazione promessi dal neonato governo; il secondo è invece interno al sistema partitico uscito dalle urne: la maggioranza si troverà opposizioni son solo forti, ma in crescita, tanto a destra (15% dell’elettorato, con Alba Dorata e Greci Indipendenti), quanto a sinistra (31%, con Kke e Syriza). In questa chiave va letta la fermezza con cui Tsipras ha affermato di voler stare all’opposizione, certo di poter confermare il proprio partito come alternativo, appropriandosi definitivamente del ruolo che fu del Pasok, e fiducioso circa l’insuccesso del governo da ieri in carica.