Formigoni (presunto) indagato: “in ogni caso, non mi dimetto”
Questa mattina abbiamo dato la notizia a proposito dell’iscrizione nel registro degli indagati del Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, nell’ambito dell’indagine sulla Sanità e sul sistema di potere lombardo. L’inchiesta, poche settimane fa, aveva portato l’opposizione a chiedere le dimissioni e votare una mozione di sfiducia verso la Giunta lombarda, mozione poi bocciata per il voto dell’asse PdL-Lega.
[ad]La notizia di oggi, resa nota dal Corriere della Sera, è che il Presidente sarebbe indagato per corruzione e finanziamento illecito della propria campagna elettorale: nel 2010, a quanto si apprende, avrebbe ricevuto mezzo milione di euro da un’azienda lombarda per finanziarsi la campagna elettorale, e negli anni avrebbe ricevuto numerose regalie dall’amico-faccendiere Pierangelo Daccò. Quest’ultima, va precisato, è una non-notizia, nel senso che se ne parla ormai da diverso tempo, ed il Presidente lombardo vi si è sempre difeso parlando di “vacanze di gruppo”, e negando infine di aver avuto un’amicizia così importante con Daccò.
Sono ormai diversi mesi, infatti, che sulla sanità lombarda sono accesi i riflettori giudiziari, dal crack del San Raffaele di Don Verzé, e sul Presidente Formigoni erano emersi dubbi per via di viaggi, vacanze e “regali” di ogni tipo, pagati dal faccendiere (lui sì, indagato ed in carcere), senza che però si sia passati all’iscrizione nel registro degli indagati.
La replica del Presidente non si è fatta attendere, supportata anche da una considerazione attendibile: “non mi risulta di essere indagato” ha detto Formigoni, e “se lo fossi, dovrei essere io il primo a saperlo”, ragion per cui si augura che la notizia “totalmente infondata” venga smentita sia sul sito che “adeguatamente in prima pagina”. Ad ogni modo, se anche venisse in seguito confermata dalla Procura meneghina, il Governatore non avrebbe alcuna intenzione di dimettersi dalla sua carica.
Le reazioni del mondo politico non si sono fatte attendere, con l’opposizione – da Fli a Sel – che rinnova la richiesta di dimissioni ed il Pdl che invece si schiera in difesa del Governatore. La Lega invece prende tempo. La settimana prossima si celebrerà il Congresso Federale, nel quale tra l’altro vi sarà l’avvicendamento definitivo tra Bossi e Maroni, e in quell’occasione il partito dovrà decidere cosa fare, anche a riguardo del Pirellone.