L’Egitto ha un nuovo Presidente, Mohammed Mursi
L’Egitto ha un nuovo Presidente, ed è Mohammed Mursi, esponente dei Fratelli Musulmani, che ha sconfitto l’ex primo ministro di Mubarak, Ahmed Shafiq, sostenuto dalla giunta militare.
La proclamazione è arrivata nel pomeriggio di oggi, dopo che da giorni i sostenitori di Mursi si sono accampati in piazza Tahrir, luogo simbolo della primavera araba, temendo il colpo di spugna della Giunta militare.
[ad]Il ballottaggio, tenutosi domenica scorsa ha quindi visto prevalere il candidato islamista con il 52% delle preferenze, e l’annuncio è stato festeggiato dalla folla con slogan inneggianti alla nazione egiziana, alla “rivoluzione” dello scorso anno, e non – come si temeva – alla religione islamica. I timori che una vittoria della fratellanza avesse potuto portare ad un regime fondato sul corano, ed irrispettoso della libertà religiosa sono stati nei giorni scorsi considerati tra i motivi principali del ritardo nella proclamazione del nuovo presidente, e per cui la giunta militare ha modificato nottetempo la Costituzione, avocando a sé maggiori poteri e sottraendoli al Presidente della Repubblica. I portavoce della Fratellanza avevano fatto sapere che avrebbero accettato qualunque risultato, ma dalla postilla successiva (sintetizzabile in “purché veda noi vincitori”) si intuiva che il rischio di incidenti di piazza sarebbe stato alto se fosse stato annunciato il Presidente “sbagliato”.
Proprio ieri si erano fatte più intense le trattative coi Fratelli Musulmani, che da un lato assicuravano di voler costituire un governo di coalizione che tenesse insieme anche i cristiani copti, i laici e prevedesse presenze femminili, dall’altro lato però richiedevano che i risultati del ballottaggio fossero resi noti quanto prima.
La partita nel grande paese arabo non è ancora terminata, nei prossimi mesi bisognerà riscrivere la Costituzione e nominare un nuovo Parlamento – dopo che la Corte Suprema ha sciolto quello da poco eletto, a maggioranza islamista. Proprio questo ha fatto sì che nell’altro versante, quello dei sostenitori delle forze armate, la sconfitta sia stata accolta in maniera più tranquilla.
Le trattative dovrebbero quindi aver avuto esito positivo, una certa mediazione dev’essere stata raggiunta, o forse si tratterà solo di una tregua in attesa dei prossimi scontri – speriamo solo verbali.