Largo agli anziani

Pubblicato il 3 Luglio 2012 alle 13:28 Autore: Andrea Iurato

Largo agli anziani

 

L’addio di Berlusconi alla Presidenza del Consiglio, in quei giorni tumultuosi di inverno del 2011, aveva fatto credere, ai più, che del Cavaliere non si sarebbe più sentito parlare. Addirittura Bersani andava in un circolo PD della capitale a brindare con vino rosso alla caduta del suo rivale in favore dei tecnici (come se Berlusconi fosse stato sfiduciato da una mozione del PD invece che dallo spread…).

[ad]Invece, alcuni, erano sicuri che quello dell’ex Primo Ministro fosse solo un arrivederci e che il PDL non potesse essere retto da Angelino Alfano in quanto, per poter reggere un partito personalistico creato ad immagine e somiglianza del suo inventore, egli avrebbe dovuto avere le mani libere ed un potere quasi assoluto. Invece, sin da subito, gli sono stati affiancati tre triumviri i quali si sono dimostrati più un freno che un aiuto. E quindi? E quindi Berlusconi pare voglia ritornare nella politica attiva. Già gli indizi c’erano tutti: la proposta del semi-presidenzialismo alla francese (ma i maligni mormorano “alla russa”) faceva capire dove volesse andare a parare il Cavaliere. Un suo cruccio sin da tempi non sospetti quello di diventare Presidente della Repubblica, ma non quella attuale, nella quale questa figura ha il ruolo di arbitro, ma di uno Stato dove la prima carica dello Stato ha poteri talmente forti che, in Francia, viene chiamato “sovrano democratico”.

Poi la debacle alle amministrative ha fatto il resto: Angelino, reo di non avere il quid (ma secondo noi, reo di reggere un partito in cui correnti e correntine, ex AN ed ex FI che si guardano in cagnesco da mattina a sera, senatori e deputati che pensano più ad andare in televisione che a governare, non gli lasciano alcun margine di decisione) viene nuovamente commissariato. Visto che il partito ha bisogno del suo creatore, che era stato “retrocesso” a padre nobile e presidente, egli non può non ascoltare il grido di aiuto e tornare nella politica attiva.

E, come al solito, questa proposta sembra aver avuto il suo effetto. All’indomani dell’annuncio, il PDL appariva, seppur di poco, in leggera ripresa segno che i suoi storici militanti non vedono l’ora di ritrovare un Berlusconi galvanizzato e pronto a guidarli oltre le sabbie mobili delle elezioni del 2013. Ma l’Italia di oggi non è quella di qualche anno fa. Alcuni giovani del PDL si sono dati un nuovo nome: “I formattatori”, nome molto simile ai “Rottamatori” di Renzi. Essi si sono resi conto che i grandi del partito non sono più intoccabili, e che anzi, hanno la coscienza che il partito è anche loro e che quindi devono far sentire la propria voce. Già qualche anno fa ci fu l’aspra polemica con Dell’Utri, secondo di FI e amico carissimo di Berlusconi, il quale disse “Vittorio Mangano è un eroe” mentre i giovani del suo partito rispondevano a stretto giro “I nostri eroi sono Falcone e Borsellino”.

I cittadini sono stanchi, morsi da oltre quattro anni da una crisi che non si aspettava così forte, con una politica che ha dato il peggio di se in ogni circostanza, vedi le ultime nomine RAI, e con Grillo che continua a salire nei sondaggi, non sarà facile rientrare e dire “fermi tutti, ora ci penso io”.

Anche perché non è solo il PDL a volere, o temere, il ritorno dei “grandi vecchi”.

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