A metà 2008, in una giornata qualunque, il sessantatreenne Ion Barladeanu, il quale vive tra la spazzatura dei bloc di epoca socialista a Bucarest, Romania, viene notato da un artista che stava frugando tra i rifiuti in cerca di materiale per le sue creazioni, Ovidiu Fenes. Quello che scopre è eccezionale: Ion Barladeanu custodisce un patrimonio artistico di collage di rara bellezza realizzati durante il periodo di Ceauşescu e della transizione democratica della Romania. Sembra una storia da film, ma non è finita qui. Barladeanu, uno dei tanti romeni che, dopo aver esultato per la caduta del comunismo ha pagato le conseguenze della frustrazione di non avere un lavoro, a distanza di vent’anni fatti di vagabondaggioestremo si è trovato ad essere invitato nelle più prestigiose vetrine artistiche europee.
I suoi collage sono esposti in numerose gallerie europee e vanno a ruba, soprattutto tra gli estimatori francesi, che pagano per i suoi lavori cifre che si aggirano attorno ai mille euro a collage. Barladeanu si dichiara “rinato” e ammette che se Ceauşescu avesse scoperto la sua produzione artistica sarebbe andato sicuramente tutto perduto. Ma così non è stato e fortunatamente oggi, grazie alla dedizione di un artista che non ha mai smesso di credere nell’importanza della produzione artistica, l’Europa può rallegrarsi di aver recuperato appena in tempo un grande esponente della pop-art contemporanea, un talento che è stato in grado di documentare con estrema sensibilità uno dei grandi mutamenti della storia della Romania contemporanea.
di Silvia Biasutti