Gazprom, gigante coi piedi d’argilla
[ad]Putin si trova di fronte ad un dilemma relativo a Gazprom, ossia quello di farne un attore efficace in un mercato sempre più dinamico. Il presidente russo ha più volte annunciato la necessità di una modernizzazione di Gazprom che tuttavia deve trovare i fondi per dotarsi delle tecnologie necessarie per competere nel mercato odierno. Il grosso problema è dove trovare i fondi. L’esportazione russa per il 60% si rivolge al mercato domestico che tradizionalmente ha tariffe agevolate, da qui la rigidita’, quasi sovietica, di trattare la questione del prezzo delle esportazioni, al punto di arrivare a rinunciare ad aumentare l’esportazione verso l’Europa (come era invece previsto nei piani di Gazprom). Le alternative non sono molte: o alzare le tariffe del mercato domestico, danneggiando l’industria metallurgica in mano agli oligarchi che non sarebbero certo contenti, o mantenere alte tariffe di esportazione arrivando, come si e’ visto, a mancati accordi e ingenti perdite dato che “clienti” come l’UE stanno diversificando le proprie fonti di approvigionamento.
Una situazione complicata quindi, che frena i progetti di sviluppo di Gazprom che potrebbero portare alla ricerca sempre più frequente di partners per lo sviluppo dei vari progetti, come già avviene nel caso del South Stream (a capitale tedesco) e del gasdotto Shtokman, destinato allo sfruttamente del gas artico e progettato con capitale francese. Ma sara’ Putin la persona giusta per rendere meno rigido e burocratico il sistema energetico russo, fino ad oggi forte del suo monopolio, facendone saldo attore di un dinamico mercato globale?
di Pietro Acquistapace