Le balle che la Germania racconta ai tedeschi. E a noi
[ad]La disparità non si registra solo nel mondo del lavoro e nelle pensioni. E’ anche geografica: la modernizzazione e l’integrazione della parte orientale continua ad essere un processo a lungo termine, con trasferimenti annuali da ovest a est, pari a circa 80 miliardi di dollari. La Germania orientale resta la parte più povera, la disoccupazione è maggiore che altrove, l’emigrazione giovanile verso l’ovest è costante. Ciò malgrado il fiume di euro (vituperata moneta) che l’Unione (e quindi i Paesi europei) diedero alla Germania per aiutarla a far fronte alla riunificazione. I ringraziamenti tedeschi arrivanno oggi, e si chiamano “misure di rigore”. Da che pulpito! Fu proprio la Germania la prima a non rispettare i parametri economici europei nel 2003. E fu la Germania a dover salvare le banche, colpite dalla crisi dei mutuoi sub-prime nel 2008/2009, immettendo denaro pubblico proveniente anche dalla Bce, cioè dall’Europa (circa 600 milioni di euro).
Veniamo al punto. Queste “balle” sull’economia e sulla forza della Germania hanno un duplice effetto. All’estero propagandano l’idea di una Germania potente, che può tenere il coltello dalla parte del manico nelle trattative internazionali. All’interno ha un effetto di collante sociale in un panorama, invece, dove le disparità sono molte. La coesione passa attraverso questa menzogna costruita ad arte con la complicità della stampa (non tutta, per carità) che proietta all’esterno i problemi interni al Paese. Sui giornali tedeschi si possono leggere slogan come “Non abbiamo bisogno dell’Europa” o “Solo Berlino può salvare l’Europa”, entrambi espressione di una malsana egolatria. C’è chi dice che quella in corso sia una guerra combattuta con le armi della finanza. In tempi di guerra, si sa, i media sono tenuti al guinzaglio.
Ecco che, sulle spiegge di Rimini, quest’anno incrocerete probabilmente lo sguardo di biasimo del turista tedesco che vi guarderà come per dire: “colpa vostra, non siste rigorosi, non siete onesti”. I tedeschi in vacanza in Grecia penseranno di peggio: “scansafatiche, non lavorate, truccate i conti”. Lo sguardo di biasimo dei tedeschi che nasconde la certezza di un’intima superiorità, è sentimento pericoloso per la Germania e per l’Europa. La Germania non è maestra di nessuno. Debole e socialmente in tensione. Può venirne fuori di tutto, lo sappiamo, lo abbiamo già visto. La Germania è una grande risorsa quando è al servizio dell’Europa, un pericolo quando si oppone ad essa. Questa Germania un risultato l’ha già ottenuto: ha spaccato il vecchio continente riaccendendo gli antichi rancori. L’ingerenza tedesca sulle elezioni greche, in cui Frau Merkel si è persino permessa di dire di votare Nea Dimokratia se volevano ancora ricevere i prestiti internazionali, è un pericoloso precedente.
La Germania, insomma, è più debole e meno virtuosa di quanto la si descrive in patria e all’estero. Ma la Germania, debole, tira fuori gli artigli. Di questo dobbiamo prendere coscienza, noi europei, tedeschi compresi, per evitare il peggio.
di Matteo Zola