La “favola della crisi europea” e l’eterna tentazione del moralismo

Pubblicato il 4 Luglio 2012 alle 15:38 Autore: Giacomo Bottos
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La “favola della crisi europea” e l’eterna tentazione del moralismo

 

E’ da anni che ci viene raccontata una favola. Come tutte le favole è bella, comprensibile a tutti ed educativa. E sopratutto ha una morale, vuole dare degli insegnamenti. Proviamo a raccontarla di nuovo.

C’era una volta un grande continente, con tanti paesi diversi, pieni di abitanti e brulicanti di attività. Non tutti questi paesi però erano uguali. Al Nord abitavano popoli industriosi, avveduti e previdenti, che si preoccupavano per il loro futuro, amministravano oculatamente le loro ricchezze ed erano governati saggiamente. Discutevano civilmente tra loro e alla fine decidevano cosa fosse meglio fare, non guardando solo ai loro desideri presenti, ma anche al futuro dei loro figli e nipoti. Gli abitanti erano discreti e morigerati nelle loro abitudini. Il tempo passava e tutto procedeva nei migliori dei modi in quelle terre.

[ad]Diversamente invece avveniva nelle terre del Sud. Lì al contrario gli abitanti erano pigri e indolenti, dediti a sperperare e a scialacquare. Ciò che guadagnavano lo spendevano e, dato che non lavoravano molto, per soddisfare i loro vizi e per continuare a gozzovigliare si indebitavano fino al collo. I loro governanti facevano lo stesso e, oltre a comportarsi come satrapi, spendevano il denaro pubblico senza ritegno, aumentando a dismisura anche i debiti del Tesoro. A differenza dei loro cugini del Nord, gli abitanti del Sud erano confusionari, ciarlieri, pettegoli. I giovani erano mammoni e poco desiderosi di lavorare, preferendosi fare mantenere dai genitori. Dunque nelle terre del Sud tutto procedeva nel più grande caos.
Tuttavia un bel giorno un nuovo governante eletto nel paese più dissoluto e spendaccione di tutti, vide che non era rimasto nemmeno un soldo nei forzieri dello Stato e che i debiti erano diventati troppi. Intraprese dunque un lungo viaggio e andò a bussare alla porta della saggia governante del più grande paese del Nord, chiedendole di ripianare i suoi debiti. La signora, gentile ma severa fece la faccia scura e disse : “Hai scialacquato finora e ora vieni alla mia porta a chiedere che io copra le tue malefatte? Che ne direbbero i miei cittadini che hanno lavorato tanto per accumulare la nostra ricchezza?” e rifiutò di aiutarlo.

Intanto però i debiti del piccolo paese crescevano sempre di più, i banchieri minacciavano di non rinnovarli più e si rischiava la bancarotta. Allora la governante del grande paese del Nord fu mossa a compassione e concesse il suo aiuto. “Ma in cambio” disse “dovrete ravvedervi dai vostri errori, e diventare un popolo industrioso come noi”. I governanti del piccolo paese dovettero prendere molte misure dolorose, ma, dati gli eccessi precedenti, era inevitabile. Ma la situazione non migliorava e il governante tornò a bussare a quella porta, e ottenne altro aiuto, in cambio di sacrifici ancora più gravosi.
La storia si ripetè per molte volte e gradualmente, anche gli altri paesi spendaccioni del Sud finirono in difficoltà. In uno di essi il vecchio satrapo venne cacciato e venne chiamato al potere un onesto e anziano signore, che per tutti quegli anni di sconsideratezze era rimasto in disparte. Via via tutti i paesi del Sud ottenevano aiuto in cambio dell’impegno a ravvedersi e a porsi sulla retta via.
Ma la situazione si faceva sempre più cupa. Nelle terre un tempo goderecce gli abitanti finivano sul lastrico, le manifatture chiudevano, i debiti non accennavano a diminuire. E allora la folla dei governanti dei paesi del Sud si affollava davanti alla porta del palazzo del Governo del grande paese del Nord, pregandolo di autorizzare la grande Banca Centrale a dispensare il suo denaro a piene mani, per trarre fuori i paesi del Sud dalle loro difficoltà, oppure a condividere il loro debito. Ma il severo ministro delle finanze rispondeva: “Questo non è possibile. Solo quando sarete cambiati e diventati responsabili come noi potremmo fare quello che chiedete”. Intanto gli abitanti dei paesi del Nord erano sempre più spazientiti. Erano stati più che magnanimi ad aiutarli! Cosa pretendevano ancora? Avrebbero dovuto forse mettere in pericolo il futuro loro e dei loro figli per aiutare questi scialacquatori?
E fu così che infine gli abitanti del Nord chiusero le loro porte e i loro forzieri, lasciando i popoli del Sud al destino che si erano giustamente meritati. E (i primi) vissero tutti felici e contenti.

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L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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