La foto di Vasto: contraddizioni di un’alleanza

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La foto di Vasto: contraddizioni di un’alleanza

 

Dopo l’apertura di Casini al Partito Democratico si parla con ancor maggior insistenza delle future alleanze in vista del test politico nazionale del 2013. Si tratta di qualcosa di inevitabile considerando che il tempo stringe e la legislatura sta inesorabilmente finendo.

[ad]E’ un tema interessante in quanto, come non ci stancheremo mai di ripetere, la vigilia di queste elezioni politiche è quanto mai diversa da quella del 2006 quando, anche in quell’occasione, il centrosinistra era reduce da una sconfitta elettorale (quella del 2001).

Sei anni fa infatti prima delle elezioni erano chiare e ben definite due variabili fondamentali quando si va a votare: il perimetro delle alleanze di centrosinistra, partendo dal presupposto che il centrodestra avrebbe rieditato la sua conformazione politica, e la leadership dell’alternativa ai governi berlusconiani.

Le uniche incognite della prima variabile risiedevano nel ruolo dell’Italia dei Valori e del Partito della Rifondazione Comunista. Due forze politiche che cinque anni prima polemicamente avevano scelto di correre in solitaria. Due questioni risolte ben prima del 2006, con l’ingresso di Di Pietro e Bertinotti nel calderone dell’Unione.

Per quanto invece riguarda la seconda variabile la leadership di Prodi era senz’altro indiscussa e già circolava anche in pubblico in numerosi dibattiti televisivi da parte di leader e partner del fu Ulivo e della successiva Unione. La leadership prodiana si era ulteriormente rafforzata dall’uscita di un suo noto pamphlet filo-europeista, dalla modica cifra di cinque euro,  nel novembre 2003 e dalla comparsa del suo volto in manifesti elettorali di Uniti nell’Ulivo per le europee del 2004. Certo, ci furono tentativi di intaccare la sua leadership e di frenare il suo disegno unitario del centrosinistra (elezioni regionali del 2005, quando in alcune regioni Ds e Dl corsero separati e in altre uniti). Ma le primarie del 2005, più una conta che una definizione di leadership, non diedero dubbio alcuno.

In questo caso invece il centrosinistra non nasce con uno schema pre-costituito, a causa della corsa quasi solitaria del 2008, e deve stringere alleanze. Al tempo stesso non sussiste a quanto pare una leadership universalmente riconosciuta come quella di prodiana memoria.

Nonostante sia stato eletto quasi tre anni fa, 25 ottobre 2009, e nonostante sia attualmente il segretario più longevo della giovane storia del Pd (di conseguenza non sono più accusabili le “gestioni precedenti”), Bersani non è stato ancora in grado di definire una solida e lineare strategia delle alleanze. Anzi, la cosa è apparsa sfuggevole addirittura agli addetti ai lavori. Figuriamoci a chi ha meno tempo per occuparsi e pensare a certe cose. Nel corso delle primarie del 2009 si sosteneva che tra le priorità di Bersani ci sarebbe stata un’alleanza con l’Udc di Pierferdinando Casini. Mai concretizzata nei fatti nonostante qualche alleanze a livello locale e in sporadiche regioni nel 2010, nel 2011 sembra tornare in auge un’altra riedizione delle alleanze: la foto di Vasto.

Ultimamente invece una rottura con Di Pietro sembra separare le strade di Pd e Idv, nonostante Vendola e il suo ruolo da paciere, e sembra esserci da parte di via Due Macelli maggior interesse in un accordo organico col Pd considerando tra l’altro la morte del Terzo Polo, deliberata dallo stesso Casini dopo le amministrative di quest’anno.

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[ad]Il paradosso però non sta solo nel tentennamento nel selezionare ciò che è fondamentale per vincere le elezioni del prossimo anno. Ma anche il fatto che chi inizialmente criticava la potenziale asse Pd-Udc successivamente si è trovato a criticare Vasto. E non per mera incoerenza. Ma perché l’alleanza di Vasto di per sé non appariva un’eresia e anzi sembrava come una delle cose più naturali nel novero delle cose possibili. Il deficit di quella proposta politica appariva e sembrava proprio il Pd, il soggetto che avrebbe dovuto dare equilibrio all’alleanza e che invece si è tramutato in un serio fattore di disequilibrio sbilanciando eccessivamente l’alleanza all’estrema sinistra dello schieramento politico nostrano. Col rischio per l’ennesima volta di essere minoritaria nel paese.

La Foto di Vasto dunque non è di per sé in natura un asse sbilanciato su posizioni massimaliste. Ma è proprio la mancata trazione riformista del Pd che porta alla nascita di veri e acerrimi detrattori di questo schema d’alleanza. Da qui il desiderio di inventarsi qualcos’altro, sia a livello di alleanze sia di leadership.

Il tutto nel bel mezzo di uno scenario politico di centrosinistra quanto mai non chiaro a gran parte della popolazione.