Lombardo lascia o raddoppia?
Un detto antico dice: “il veleno sta nella coda”. Mai questo proverbio fu più azzeccato per la situazione attuale che vive la Regione Sicilia. Raffaele Lombardo, energico governatore dell’Isola, ci ha abituato a molte giravolte nel suo mandato. Dal passaggio di casacca, con il quale ha fatto sì che il PDL da alleato e vero artefice della sua vittoria passasse dalla maggioranza all’opposizione e che il PD facesse il percorso inverso, in molti non si fidano del medico catanese.
[ad]Il suo annuncio, qualche mese fa, di abbandonare la guida della regione il 28 luglio ha innescato molte reazioni e una domanda sottovoce: “ma davvero si dimetterà?”. In effetti tutto lascia presagire di sì. Sempre più spesso sono le inchieste giudiziarie a dettare i tempi, e i modi, alla politica, e anche in questo caso il fondatore del MPA pare voglia lasciare gli impegni pubblici per difendersi a tutto campo e coltivare il suo agrumeto. La Procura della Repubblica di Catania ha infatti rinviato a giudizio il governatore ed il fratello Angelo per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Accuse dure, dalle quali Lombardo vuole difendersi a tutti i costi, senza aver nessun’altra distrazione; per questo motivo ha dichiarato circa un mese fa che “in Sicilia si voterà il 28 e 29 ottobre, mi dimetto il 28 luglio”. E ancora: “Annuncio le mie dimissioni per fare chiarezza. Ho concordato le date con gli alleati già da un mese e mezzo. Confermo, sottolineo e sottoscrivo tre volte con firma autenticata che non mi ricandiderò” (corrieredelmezzogiorno.corriere.it).
Tutto ciò ha fatto scattare il toto nomine. Il PDL siciliano appare diviso: sono molti i nomi di spicco che puntano allo scranno più alto della regione. Giuseppe Castiglione, uno dei coordinatori del PDL in Sicilia e presidente dell’UPI, vorrebbe che si facessero le primarie nel partito dal quale possa uscire un candidato condiviso. Francesco Cascio, Presidente del Consiglio all’ARS invece, pur continuando a dichiarare di non volersi candidare alla presidenza della regione, si dice contrario alle primarie in quanto non ci sarebbe il tempo materiale per organizzarle con tutte le garanzie che permettano di evitare brogli. Innocenzo Leontini, presidente del gruppo parlamentare PDL all’ARS, si dice favorevole alle primarie, sicuro che, in un possibile scontro contro Castiglione, potrebbe spuntarla.
Inoltre, sempre nell’area di centro-destra, ha immediatamente proposto la sua candidatura Gianfranco Miccichè. Il leader di Grande Sud, fondatore di Forza Italia in Sicilia, punta da sempre alla regione e questa volta pare abbia i numeri per ottenere un ottimo risultato.
Anche in area di centro-sinistra le acque appaiono agitate. Il PD, reo per molti iscritti di aver stretto un pactum sceleris con Lombardo per permettergli di continuare a governare, ha subìto i contraccolpi già alle amministrative di Palermo dove, alle primarie, i cittadini hanno scelto Ferrandelli, ex IDV, il quale è stato sconfitto da Orlando.
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