I consigli del Termometro per gestire una newsletter sotto elezioni
Forse un giorno chi dovrà occuparsi di campagne elettorali potrà fare a meno della raccolta di indirizzi mail, della gestione dell’indirizzario e soprattutto di controllare e ottimizzare i tassi di apertura e risposta della mailing list: negli Stati Uniti l’attenzione verso le newsletter, politiche e non, soffre di un calo inesorabile e alcuni college hanno addirittura smesso di dare i propri indirizzi di posta elettronica a favore di contatti attraverso i social media. Oggi pero’ la mailing list è ancora uno strumento, forse il più trasversale fra quelli digitali e quindi va considerato ed usato al meglio.
[ad]In particolare un database di indirizzi non e’ un elemento statico, ma va costantemente manutenuto per evitare di essere percepiti come spammer dai filtri anti-spam delle webmail. Ecco quindi che occorre:
– deduplicare gli indirizzi per evitare che un utente venga sommerso dalla stessa comunicazione: se il messaggio può in generale interessare, un suo bis può risultare molesto;
– mettere “in quarantena” gli indirizzi che generano un messaggio di casella di posta piena o non più attiva. Se questo problema si ripeterà una seconda volta, allora è opportuno cancellare l’indirizzo: i filtri antispam infatti interpretano questi invii “massivi” come rivelatori di un comportamento fraudolento da parte del mittente;
– inviare messaggi davvero pertinenti per il destinatario per evitare che – e in Italia così fanno il 40% degli utenti – questi lo inviino direttamente nel casella dello spam creando il rischio che anche gli altri iscritti alla newsletter non vedano più le successive newsletter.Proprio per quest’ultimo motivo occorre che a ricevere le nostre newsletter siano utenti veramente consapevoli e non soggetti che, in occasione di iniziative online e non, abbiano lasciato il proprio indirizzo di posta elettronica.
Nel dubbio, la cosa migliore è “qualificare” il database degli indirizzi ovvero inviare una o più comunicazioni nelle quali si chieda agli utenti a cosa sono veramente interessati e con quale frequenza siano disposti a ricevere le nostre informazioni: un database profilato, che si basi sugli effettivi interessi degli utenti e sulle loro propensioni è quanto di più utile per mobilitare il nostro seguito ed attivarlo al voto o, più in generale, ad una partecipazione attiva alla nostra proposta politica.