In Francia si apre ai matrimoni omo?
[ad]In realtà il discorso è più complesso e la verità risiede nei diversi approcci che i singoli presidenti della Repubblica Francese hanno avuto nei confronti del tema della laicità, quanto mai fondamentale per avere uno spirito pronto e aperto per varare una riforma di questo tipo. Partendo dal presupposto che una conquista sociale come quella dei matrimoni gay è una proposta che tende ad assumere concreta attuazione nei primi anni del nuovo secolo, possiamo ben capire come ai tempi di Mitterrand, socialista tra l’altro dai tratti molto liberaleggianti, non si sia mai discusso di un argomento del genere. Al tempo stesso la presidenza Chirac non aveva tra le priorità questa riforma e il suo primo mandato, settennale, era ancora troppo prematuro dal punto di vista meramente cronologico per un’operazione di questo tipo. Per Sarkozy il problema non si pone: temporalmente avrebbe anche potuto prendere iniziative di questo tipo considerando la sua elezione nel maggio del 2007, ma la sua natura peculiare nell’alveo del centrodestra francese lo ha portato a maturare quella che Francesco Margiotta Broglio ha definito una “laicità positiva” quanto mai difficile da conciliare con un’estensione dei diritti di questo tipo.
A questo punto però sorge una domanda: quale sarà la reazione della destra. E la risposta non può che risentire dell’atteggiamento sarkozysta negli ultimi cinque anni. Non è escluso infatti che l’Ump, nonostante l’omologazione che a detta di molti la rende sempre più simile ad un partner partitico della famiglia popolare europea. Non è dunque escluso che la leadership del centrodestra si possa giocare anche su questo tema. E la cosa non è da poco considerando che i coltelli in casa Ump si stanno affilando già per l’elezione del capogruppo in Assemblea Nazionale con Copè, presidente dei deputati uscente, che ha come rivali Fillon e l’ex ministro delle finanze Baroin.
Mentre si rischiano divisioni a destra sta ora alla sinistra, maggioritaria ovunque, a dar vita a questa riforma tesa a marcare per sempre questo primo quinquennio hollandiano. Evitando che qualcuno in Europa possa attribuirsi il merito di aver imposto un nuovo modello sociale in vari parti d’Europa.