Il probabile ritorno di Berlusconi, tra sondaggi e ricordi di G20

Pubblicato il 11 Luglio 2012 alle 19:28 Autore: Giuseppe Colasanto

I sondaggi lo spingono a tornare in campo, i ricordi Europei gli consiglierebbero magari più prudenza. È notizia di questa mattina che Berlusconi stia pensando al proprio ritorno in campo. Glielo consigliano i suoi sondaggisti di fiducia: senza di lui, il Pdl prenderebbe il 10%, con lui in posizione defilata raggiungerebbe il 18%, ma con lui candidato in prima persona, allora farebbe il botto, arrivando al 30%.

[ad]In questo scenario, non avrebbe importanza se non fosse sufficiente a vincere, Silvio scommetterebbe (il condizionale è d’obbligo) sulle difficoltà di governare tipiche della sinistra, per giunta aiutato da una situazione socioeconomica che già oggi non appare semplice. Potrà poi sedersi al tavolo delle (eventuali) riforme e delle (probabili) misure economiche “lacrime e sangue”. E potrà puntare i piedi sui temi che più stanno a cuore a lui ed ai suoi sodali.

Potrebbe, il Cavaliere, rifondare il Pdl, cambiarne nome e cognomi, fare insomma un nuovo “predellino”, ma senza l’impiccio di Fini. Resterebbe Alfano da sistemare, ma il “delfino” ha già fatto sapere che se farebbe volentieri una ragione, che anzi è prontissimo a sostenerlo. Una squadra di giovani e la sua figura per rimotivare e ridare speranza ai moderati d’Italia.

Sarà un caso, però oggi stesso il Premier Monti ha voluto raccontare dei racconti che gli sono stati fatti a proposito del G20 di Cannes, quando il governo era presieduto proprio da Berlusconi. Ed il racconto che ne fa è impietoso: “Berlusconi subì una pressione sgradevolissima, per lui e per il Paese,  prossima ad una vera e propria umiliazione”, che avrebbe dovuto portare ad una cessione di sovranità inaccettabile per il Paese. Tutt’altra storia rispetto ai più recenti vertici internazionali, dove l’Italia è invece protagonista ascoltata e rispettata.

E si sottintende che il merito possa essere proprio del cambio della guardia a Palazzo Chigi. Il Pdl, d’altro canto, come gli altri partiti della maggioranza avranno interiorizzato la responsabilità a cui questa parentesi tecnica li ha costretti, cosicché lo stesso Monti (che non si ricandiderà) esprime fiducia per ciò che avverrà dopo le elezioni della prossima primavera.