Undici motivi per odiare The Amazing Spider-man
The Amazing Spider-man, precoce reboot della saga dell’Uomo Ragno, è un film divertente e ben confezionato che vanta Undici validi motivi per essere odiato.
[ad]I primi tre capitoli usciti rispettivamente nel 2002, nel 2004 e nel 2007 avevano avuto un incredibile successo commerciale e, almeno i primi due, di critica tanto da sdoganare i film di supereroi tra il cinema d’autore. Avrebbe dovuto esserci un quarto capitolo ma Sam Raimi, che aveva diretto ottimamente i primi tre si è ritirato dal progetto per divergenze creative con la produzione. Così è stato ingaggiato il regista Marc Webb e si è ricominciato da capo, con un reboot, come si dice oggi. Annunciato da un battage pubblicitario che dura da almeno un paio d’anni durante i quali sono stati centellinati trailer e anticipazioni, il 4 luglio è uscito nei cinema di tutto il mondo The amazing Spider-man.
Si parte con Peter Parker bambino, abbandonato dal padre scienziato che faceva ricerche sulle mutazioni genetiche e sui ragni (che combinazione). Si passa per il periodo del college, per Gwen Stacy, per la puntura del ragno, per l’assassinio dello zio Ben, per le ragnatele e per la tuta rossa e blu. Il villain è Lizard, l’uomo lucertola che purtroppo non viene approfondito come meriterebbe.
Diretto meglio di quanto ci si potesse aspettare da un regista che fino ad oggi aveva girato solo una buona commedia romantica come “(500) giorni insieme“, il film punta ad essere più realistico dei precedenti dando più spiegazioni di quanto sarebbe necessario. Le scene d’azione sono poche e rapide ma davvero coinvolgenti. The amazing Spider-man non passerà alla storia, ma è comunque un buon film che mantiene quello che promette: due ore di divertimento senza affondare troppi colpi.
Detto questo veniamo al dunque: The amazing spider-man è un film da odiare. E per odiarlo ci sono 11 (Undici) buoni motivi.
Undici motivi per odiare The Amazing Spider-man
1. Il problema di base è che è trascorso troppo poco tempo dagli episodi di Sam Raimi. Ogni scena richiama la memoria dell’originale. Così mentre scorrono le immagini ti ritrovi inevitabilmente a pernsare: “Mary Jane era meglio di Gwen”, “questo Peter Parker è decisamente piatto”, “Lizard non vale una risata di Goblin né un tentacolo di Octopus”… Probabilmente lo zio Ben interpretato da Martin Sheen e le sequenze del suo omicidio sono la parte che più emoziona di tutto il film, ma far riascoltare più volte la voice-mail con la sua voce che recita il solito “a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità” fa diventare il tutto davvero stucchevole.
2. Perché ricominciare? Il fumetto di Spider-man compie 50 (cinquanta) anni e potrebbe essere fonte di ricche sceneggiature per un centinaio di film. C’era proprio bisogno di raccontare ancora una volta le sue origini, la puntura del ragno, la morte dello zio Ben? La professoressa di letteratura di Peter e Gwen spiega che esistono solo 10 storie da raccontare, gli sceneggiatori forse non hanno capito bene il senso del discorso.
3. Il Peter Parker di Sam Raimi era davvero un supereroe con superproblemi che non poteva amare chi voleva, un supereroe le cui imprese mettevano in pericolo le persone care. Qui Peter Parker non vive nessun travaglio: il suo corpo non mostra mutamenti, le pulsioni incontrollate che sprigionano le ragnatele (chiara metafora delle trasformazioni adolescenziali) lasciano spazio ad un Peter Parker che ha tutto sotto controllo e che si costruisce il suo lanciaragnatele a tavolino come un bravo scienziato. Il rapporto con Gwen fila liscio sin dall’inizio e le difficoltà al college sono risolte da Peter come farebbe un bulletto qualunque. Ma siamo sicuri che quel bel ragazzino sia davvero Peter Parker?
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