Il salotto di Borsellino
Una ventina di giorni prima di essere ammazzato, Paolo Borsellino rilasciò un’intervista a Lamberto Sposini, all’epoca giornalista del TG5. L’intervista fu realizzata a casa del giudice, a Palermo.
Il video dell’intervista è integrale, ossia si può vedere quando Borsellino deve rispondere due volte alla stessa domanda perché perché per sbaglio si è spenta la luce o il cameraman non era contento dell’inquadratura.
Borsellino ha quasi sempre il volto tirato, c’è nella sua espressione un nervosismo sotterraneo, ma evidente, lo sguardo rivolto chissà dove. Raramente si lascia andare ad un sorriso; solo quando racconta di Giovanni Falcone morto solo poche settimane prima.
Quando Borsellino risponde nuovamente alla medesima domanda perché la prima non è venuta bene per qualche motivo tecnico, utilizza sempre parole e costruzioni sintattiche diverse: non si limita a ripetere pedissequamente ciò che aveva detto pochi secondi prima. Mostra una proprietà di linguaggio d’altri tempi, un frasario elegante, ma efficace, come quello delle sentenze di un magistrato raffinato e pratico quale lui era. Chi parla male, pensa male diceva qualcuno. E dunque chi parla bene, pensa bene. Borsellino pensava bene; e soprattutto pensava e parlava con cautela, con garbo, in pieno rispetto delle regole della buona educazione e della sua professione che prevedono di evitare proclami e scorciatoie mediatiche.
Oltre alle parole ed al volto tirato di Borsellino, ciò che colpisce è l’ambiente circostante: la casa del giudice. Diverse inquadrature scoprono tappeti messi al posto giusto, il divano con ricami antichi, i cuscini curati, l’orologio a pendolo che suona…uno stile ed un’eleganza fuori moda, nobili (nel senso di decorosi), “per bene”.
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