Romania, il tramonto di Băsescu. Un colpo di stato istituzionale
[ad]A suon di decreti esecutivi – senza quindi passare per l’approvazione parlamentare – il governo Ponta ha poi cambiato diverse regole nella legge sull’impeachment, esautorando la Corte Costituzionale (il cui parere sulla mozione di sospensione non è ora più vincolante) e cambiando la regola referendaria – che ora richiede una maggioranza meno estesa per l’approvazione della sospensione del presidente. L’ultima mossa è stata la sostituzione del presidente del Senato con Crin Antonescu: votato l’impeachment dal Parlamento, Antonescu è divenuto a rigor di Costituzione il presidente ad interim del paese e – se il referendum dovesse ratificare la sospensione – avrà a disposizione un mandato pieno di cinque anni.
Le modalità di “guerra istituzionale” impiegate dal governo Ponta destano molta preoccupazione a livello internazionale, tanto da spingere alcuni a parlare di un colpo di stato istituzionale e a paragonare il cammino della Romania al regresso autoritario dell’Ungheria del governo Orbán. Il segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjørn Jagland ha richiesto formalmente che la Commissione di Venezia per la Democrazia attraverso il Diritto esprima un parere sul fatto che le recenti azioni del governo Ponta rappresentino o meno una violazione degli standard democratici dell’UE. Se è vero che la Romania chiedeva a gran voce un cambiamento, e che sarà il popolo a sancire o meno la sospensione di Băsescu attraverso il referendum, rimane quantomeno dubbio quanto Ponta e Antonescu possano rappresentare un cambiamento verso una democrazia più sana e un maggiore rispetto dell’indipendenza delle istituzioni.
di Damiano Benzoni