Cipro, paradiso fiscale in crisi. Il Cremlino offre aiuto “senza condizioni”
Quella volta che Cipro e Milosevic…
[ad]In passato Cipro è stata al centro di uno scandalo finanziario internazionale legato alle guerre jugoslave. Per aggirare l’embargo internazionale Slobodan Milosevic riciclava soldi in diversi istituti ciprioti. Milosevic era esperto di transazioni finanziarie per aver seduto sulla poltrona di presidente di Beobanka, che ai tempi della Jugoslavia era uno dei più grandi istituti di credito balcanici. Con il crollo della Jugoslavia e l’inizio della guerra Beobanka venne “trasferita”a Cipro diventando una banca off-shore nella quale finivano i soldi necessari a finanziare lo sforzo bellico. Soldi in parte proveniente dal narcotraffico. E sempre a Cipro finirono i soldi della Karicbank, istituto di credito belgradese che raccolse i denari provenienti dalla campagna “prestiti alla Serbia”. Cittadini serbi residenti all’estero, circoli nazionalisti della diaspora serba e finanziatori occulti di Milosevic si premurarono di pompare valuta pregiata nelle disastrate casse serbe. Ma Karicbank divenne presto il conto personale di Milosevic attraverso una serie di operazioni finanziarie tra Nicosia e Belgrado.
Domande
In conclusione: come giudicare la politica economica di un paese dell’Unione se questa non risponde a principi di trasparenza? E’ legittimo che un paradiso fiscale sia oggi alla guida dell’Europa? Ha senso che Cipro, presidente di turno dell’Unione, non si “fidi” della sua Banca centrale e preferisca chiedere i soldi al Cremlino? E infine: siamo sicuri che il Cremlino, cui sempre più persone guardano con simpatia, farà gli interessi dell’Europa?
di Matteo Zola