Proibito il Pride di San Pietroburgo. La Russia verso la repressione dell’omosessualità
Verso la (ri)criminalizzazione dell’omosessualità
[ad]La proibizione del Pride e gli arresti di questo fine settimana pongono in evidenza la situazione sempre più difficile che vive la comunità LGBT Russa. Gli arresti di San Pietroburgo fanno, infatti, seguito agli incidenti che avevano accompagnato il Pride di Mosca lo scorso maggio. In quell’occasione, uno sparuto gruppo di manifestanti che aveva sfidato il divieto a manifestare delle autorità (che avevano proibito la celebrazione di una Gay Pride nella città per il settimo anno consecutivo), era stato attaccato tanto dalla polizia come da gruppi di ultra-nazionalisti e cristiani ortodossi.
In conclusione, è importante ricordare anche che quella di San Pietroburgo è solo l’ultima di una serie di leggi omofobe che sono state approvate negli ultimi tempi in varie città e Oblast’ Russi. Nella capitale, Mosca, le autorità cittadine hanno proibito recentemente la celebrazione del Moscow Gay Pride per i prossimi cento anni. Gli Oblast’ di Arkhangelsk, Rjazan’ e Kostroma hanno seguito le orme di San Pietroburgo proibendo la “propaganda omosessuale” (Nikolai Alekseev ha presentato recentemente un ricorso alla Corte Europea per i diritti dell’uomo, ECHR, contro la legge di Arkhangelsk e ha già annunciato che ricorrerà anche le altre leggi omofobe approvate negli ultimi mesi). L’ Oblast’ di Novosibirsk e il Kraj di Krasnodar dovrebbero fare lo stesso nei prossimi mesi. E anche la duma di stato dell’assemblea federale sta attualmente dibattendo una legge molto simile che potrebbe, quindi, essere estesa a breve a tutto il territorio Russo. La Russia si avvia, quindi, verso una ri-criminalizzazione dell’omosessualità che era stata legalizzata nel 1993, dopo il “crollo” del regime sovietico.
di Eitan Yao