Casini a 360°: Sicilia, Europa, Monti, ma soprattutto Berlusconi

Pubblicato il 18 Luglio 2012 alle 16:31 Autore: Giuseppe Colasanto
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Un film dell’orrore. Non usa mezzi termini Pier Ferdinando Casini, per descrivere l’impressione che gli suscita il ritorno in campo di Berlusconi. Intervistato da Radio Anch’io, il leader centrista ha voluto rimarcare che con il Cavaliere il suo partito è incompatibile, e non sarà mai possibile ricompattarsi. Molto meglio il suo successore, Alfano, con il quale condivide il sostegno al governo di “impegno nazionale”.

[ad]Il progetto dell’UdC, fallita l’idea del Terzo Polo, è sempre più quella di un’alleanza tra moderati e progressisti, che continui il lavoro intrapreso da Monti e dal suo Governo, che – dice – deve essere lasciato lavorare: magari si può cambiare qualche ministro o qualche linea programmatica (perché di problemi ne intravede anche l’UdC), ma la sostanza deve rimanere, si deve quindi smettere con lo stillicidio di dichiarazioni provenienti da fazioni di Pd e Pdl. Anche dopo le elezioni, la politica non potrà tornare a ciò che c’era prima, ad un bipolarismo che permetteva alle estreme di governare. Monti quindi non rimarrà disoccupato nel 2013, il Paese non farà a meno di uno dei suoi uomini migliori.

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Ha anche parlato di Sicilia, affermando che l’UdC è stata la prima a chiedere il commissariamento della Regione: le cause sono antiche, ma l’attuale governo non ha fatto nulla per migliorare la situazione, anzi, è diventata una sorta di “nominificio”. Anche in questo caso ha apprezzato il lavoro di Monti, che ieri è intervenuto con una missiva rivolta al Presidente Lombardo: l’autonomismo non deve significare anarchia istituzionale, e la situazione per quanto delicata deve essere affrontata con rapidità, a cominciare da una seria verifica del “quantum” relativo al buco di bilancio.

Per quanto riguarda l’Europa, Casini propone di cedere sovranità, ma avere in cambio sussidiarietà, come in tutti i regimi federali. La situazione è dura e per il momento le decisioni prese non stanno dando frutti, ma l’operato del Premier in campo internazionale va riconosciuto, soprattutto in luogo del suo predecessore, che cincischiava.