Georgia: l’ex calciatore Kaladze scende in campo, quello della politica s’intende

Kaladze

Quando si parla di discesa in campo s’intende ormai sempre meno il calcio e più la politica. Dallo stadio al parlamento la distanza non dev’essere poi molta: dopo Weah e Gianni Rivera, ora è il turno di  Kakha Kaladze. L’ex difensore rossonero, considerato il più forte giocatore georgiano di sempre, ha annunciato il suo ritiro dai campi di calcio per dedicarsi alla politica del suo paese, e ad una sfida che sembra molto più avvincente dei soliti 90 minuti: quella contro il presidente georgiano in carica, Mikhail Saakashvili.

Nella foto: Bidzina Ivanishvili con Kakha Kaladze e Andriy Shevchenko alla presentazione del movimento politico “Georgian Dream”, fondato dallo stesso Ivanishvili

[ad]Kaladze ha deciso di schierarsi tra le fila dell’opposizione alle elezioni legislative georgiane previste per il prossimo autunno, e di farlo all’interno di un’alleanza di opposizione guidata da Bidzina Ivanishvili, uno degli uomini più ricchi del mondo, che nell’autunno dello scorso anno ha deciso di entrare in politica approfittando dell’inerzia dell’allora opposizione georgiana, tutta intenta a risolvere contrasti interni. A Kaladze, la discesa in campo del magnate georgiano dev’essere piaciuta. In molti si domandano il perché della scelta politica dell’ex campione, soprattutto in un ginepraio come quello georgiano che negli ultimi tempi sembra sempre più intricato. Le tensioni non si fanno certo  desiderare a Tbilisi, specialmente sul fronte politico: recentemente proprio Ivanishvili è stato condannato  per aver violato la legge sul finanziamento ai partiti e, non appena annunciata la propria discesa in politica, anche  al campione sono arrivate le prime accuse: una tv filogovernativa ha dichiarato che il calciatore mantiene legami con la mafia georgiana, ma Kaladze nega tutto e afferma che si tratta solo di chiari tentativi da parte del governo, ormai in lenta agonia,  di bloccare l’avanzata dell’opposizione.

Accuse, voci e condanne arrivano proprio mentre l’Osce ha appena dichiarato, durante i vertici del 9 e 10 luglio scorsi, che per Tbilisi  i negoziati di adesione all’Ue non sono molto lontani, e anche l’ingresso alla Nato è vicino; inoltre l’Osce ha fatto sapere che  invierà presto in Abkhazia e Ossezia del Sud una missione di osservazione composta da commissari dell’UE, per verificare le condizioni della popolazione georgiana nei territori occupati, finora non molto chiare, visto che le truppe russe si sono sempre opposte all’ingresso degli osservatori europei. Il presidente in carica della Georgia, Saakashvili, si è detto portavoce di una Georgia europea che vuole sconfiggere la permanenza dell’imperialismo russo nella zona centro-orientale del vecchio continente. Le parole di Saakashvili sembrano non essere in armonia con i fatti che si registrano a Tbilisi: secondo Freedom House, la Georgia è nella lista di quei paesi “parzialmente liberi” soprattutto nella diffusione delle informazioni, e della stampa indipendente; questo perché il partito al potere controlla due delle emittenti televisive più seguite  in Georgia, e la televisione di stato, seppur ufficialmente neutra, cerca sempre di non scomodare il governo. La coalizione di Saakashvili detiene gran parte del potere mediatico,  perché i canali televisivi filogovernativi trasmettono in tutta la Georgia;  quelli legati all’opposizione invece, sono trasmessi in analogico soltanto nella capitale, poiché molte compagnie filogovernative si rifiutano di trasmetterne il segnale via cavo in tutto il resto del paese, provocando così una situazione per nulla paritaria. Sono in molti, non solo in Europa, a dubitare delle dichiarazioni del presidente Saakashvili, che sembra essere invece molto preoccupato dell’avanzata dell’opposizione tra l’opinione pubblica.

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[ad]La coalizione di Ivanishvili, per cui concorrerà anche Kaladze, è ferma nel dichiarare che le accuse mosse all’opposizione sono strumentalizzate dal governo. Quel che è certo è che la coalizione di Ivanishvili acquista sempre più consensi, specie tra le nuove generazioni e notizie come quella della candidatura di Kaladze non fanno che rafforzarne il ruolo “salvifico”. La discesa in campo di Kaladze potrebbe però essere legata a questioni di interesse economico: dopo che Ivanishvili era stato condannato al pagamento di una sanzione milionaria per finanziamento illecito al proprio partito, il candidato premier si era rifiutato di pagare la somma, perciò la magistratura ha provveduto a confiscargli alcune proprietà, messe all’asta da pochi giorni. Tra queste c’era la Cartu Group e parte delle azioni della Progress Bank , istituto finanziario di proprietà proprio di Kakha Kaladze, di cui Ivanishvili deteneva il 21% .

da EastJournal

 di Valentina Di Cesare