Stavolta si fa sul serio. Più o meno. Si tagliano le Province, vil razza dannata tra le italiche istituzioni. Non tutte però, una buona parte: tutte quelle che non avranno i due requisiti – pare definitivi – della popolosità (almeno 350mila abitanti), e della dimensione territoriale (2500 km quadrati). Si occuperanno d’ora in poi, di ambiente, viabilità e trasporti; le restanti competenze verranno passate ai Comuni.
Le province destinate a soppressione sono quindi oltre la metà: il ministro della PA, Patroni Griffi, ha contato in circa 40 le province che rimarranno in vigore, a cui aggiungere 10 città metropolitane (che grossomodo incorporeranno nell’amministrazione cittadina il territorio provinciale), da costituirsi il 1° Gennaio 2014. Tutte le Province tagliate dovranno essere accorpate a quelle rimanenti, ma a questo sia arriverà in un secondo momento, entro l’anno per garantire il tempo necessario all’assorbimento sul territorio delle novità.
[ad]A cadere nella mannaia saranno province anche importanti, del calibro di Padova, Novara, Mantova, Pisa e Livorno, Pescara, Brindisi e Taranto. Senza contare le province delle Regioni autonome, nelle quali di sicuro si darà battaglia.
Battaglia che promette anche l’Upi, l’Unione delle Province, che da anni ormai combatte contro la scarsa considerazione che l’ente provincia ha acquisito nella considerazione pubblica: Giuseppe Castiglione, rappresentante dell’unione, ha chiesto che del taglio si decida di comune accordo con gli enti interessati, mentre i presidenti di 26 province (non tutte quelle da tagliare, anzi, pare ci sia un forte senso di “comunità tra i Presidenti)riunitisi a Benevento, hanno richiesto ai Parlamentari di tutti gli schieramenti di “stralciare l’articolo 17 del decreto sulla Spending Review, per palesi fattori di incostituzionalità e per la insussistenza delle motivazioni di necessità ed urgenza”, od in alternativa, di ricondurlo ad una dimensione di “provvedimento di spesa”, del quale individuare gli obiettivi economici da raggiungere e lasciare che ad occuparsene siano poi regioni ed enti locali.
Per quanto tutti i parlamentari siano molto attenti alle proprie constituencies, dubitiamo che l’iniziativa delle province potrà avere buon esito: dal governo si raccomanda la massima celerità nell’approvare la normativa, al più entro la fine dell’anno, ed in giorni concitati come questi ultimi – oggi lo spread ha toccato di nuovo quota 500, in Spagna si fa la conta dei feriti, ed il contagio è verosimile – offrire alla popolazione il sacrificio di un “pezzo di casta”, sarà utile a mantenere la tranquillità sociale: sempre meglio di tagliare le festività!