Lo spread dei titoli francesi è in discesa, segno che i mercati finanziari vanno per ora d’accordo con la nuova maggioranza socialista che sostiene il presidente Hollande. I grandi investitori, invece, intimoriti dalle politiche economiche che l’Eliseo vorrebbe mettere in moto nel prossimo quinquennio cominciano a scappare e attraverso il tunnel della Manica raggiungono la tax-payers friendly Londra.
[ad]È stato Federico Rampini, firma di primo piano de “La Repubblica, a evidenziare l’anomalia rispetto al contesto italiano. Presi così tanto a risanare i conti a varare manovre Salva Italia e ad adottare politiche restrittive verso il Belpaese non si è ancora arrestata la spirale speculativa che fa lievitare il rendimento dei titoli di Stato e avvicina a rapidi passi l’incubo del default.
Un paradosso che per l’editorialista andrebbe interpretato come un premio da parte dei mercati per la stabilità di medio-lungo periodo della politica francese – il semipresidenzialismo della quinta repubblica e mezzo consente di avere una maggioranza blindata fino al 2017 – e dei saldi di finanza pubblica: “Se il risanamento si fa a spese dei ricchi come a Parigi, va benissimo”.
Secondo i critici radicali della presidenza Hollande e del suo interventismo economico la chiave di lettura sarebbe diametralmente opposta. I titoli di stato d’Oltralpe vengono scambiati facilmente senza dover applicare alti tassi d’interesse? Non grazie all’Eliseo, bensì gli investitori sono concentrati in gran parte sulla bancarotta di Grecia – manca poco –, Spagna e alla fine Italia. Per cui, subito dopo la Germania i mercati finanziari cercherebbero un titolo che faccia da rifugio nell’immediato.
La bontà della Francia e, forse, anche di Hollande sarebbe dunque nel breve periodo. Il problema arriverebbe nel lungo periodo, quando a fronte di una stabilità politica della maggioranza di gauche le politiche “tassa e spendi” potrebbero rovesciare sui titoli francesi un’ondata senza precedenti di instabilità finanziaria.
Quanto è credibile questo messaggio disincantato e menagramo? Le analisi politiche per il caso di studio sono degli ottimi esercizi. Di certo non possono pretendere di fare da oracolo. Bisogna andare ad interpellare, quindi, direttamente il mondo della finanza. L’indicatore più autorevole del suo sentiment si trova nei credit default swap. Sono uno strumento oramai familiare, le assicurazioni che promettono copertura ai loro investitori in caso di bancarotta di uno Stato. Con l’Italia sono tornati da tempo ad essere inclementi, ben oltre i livelli di novembre dello scorso anno.
È qui che in effetti i timori su Hollande si materializzano in pieno. Sui titoli a tre anni lo spread verso i titoli francesi potrebbe espandersi fino ai 200 punti entro la fine del 2012 e già adesso l’incremento del rendimento dei cds è lievitato del 49%.
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[ad]Il raddoppio del differenziale esprimerebbe una fuga dei capitali dei risparmiatori, che si incrocerebbe con quella già in atto dei grandi imprenditori. Lo segnala l’edizione odierna di “Le Figaro”. Nonostante l’aliquota del 75% sui redditi sopra il milione di euro non sia ancora stata approvata – senza dimenticare che dovrà passare il giudizio del Consiglio Costituzionale – e l’inasprimento della patrimoniale sia di lì da venire fra gli operatori finanziari e gli imprenditori si stanno generando aspettative negative, preparandosi a fare i bagagli e a delocalizzare.
Immediatamente pronto a trasformarle in benefici in casa propria è David Cameron, che circa un mese fa aveva affermato di voler stendere un “tappeto rosso” ai ceti ricchi in fuga dalla tassazione draconiana della Francia. Una mossa che va letta sempre meno come il semplice opportunismo di un vicino premier conservatore, intento a dare ospitalità ad un’aristocrazia capitalista sotto attacco. Bensì, faranno molto comodo massicci capitali stranieri per dare attuazione al suo piano di privatizzazioni degli ospedali e di gestione in outsourcing di scuole e ospedali. Con un occhio rivolto al risanamento del disavanzo e alla ripresa dell’economia di sua Maestà.