Tadić e Thaçi, una stretta di mano elettrica. Un nuovo corso nelle relazioni tra Serbia e Kosovo?
“Mr. Thaçi, I presume”
Si sono stretti la mano a Dubrovnik, pochi giorni fa, poi ognuno ha ripreso la sua strada. Un evento inatteso e incompreso, e di cui non si intuisce ancora la portata. Come scenario, il sesto “Croatia Summit” di Dubrovnik, conferenza annuale che riunisce capi di stato e di governo balcanici e paesi amici.
Da una parte Hashim Thaçi, primo ministro della Repubblica del Kosovo per il Partito Democratico (DPK), già guerrigliero dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA) e secondo diverse fonti (incluso il rapporteur del Consiglio d’Europa, Dick Marty), legato alle reti criminali che gestivano traffici di droga e di organi attraverso il Kosovo per finanziare la lotta armata.
Dall’altra, Boris Tadić, leader del Partito democratico serbo (DS) appena uscito sconfitto alle elezioni presidenziali e sull’orlo di perdere anche il governo del paese, dopo il voltafaccia di Ivica Dačić e del suo Partito Socialista Serbo (SPS).
Già da anni la delegazione ufficiale serba boicottava l’evento di Dubrovnik per via della presenza del primo ministro kosovaro, e lo stesso ha fatto quest’anno (complici anche i negoziati ancora in corso per la formazione del governo). Tadić ha partecipato da privato cittadino, invitato dal primo ministro croato Zoran Milanović, ma si tratta comunque del politico serbo di più alto grado (oltre che probabile leader dell’opposizione) ad incontrare il capo di governo delle autorità di Pristina, come ha sottolineato il quotidiano croato Večernji List. Qualcuno aveva parlato addirittura di un possibile meeting tra i due – poi limitato invece alla sola stretta di mano.
Reazioni e contro-reazioni, tra Belgrado e Pristina
I due protagonisti hanno subito minimizzato la portata dell’evento, per evitare le bordate da parte dei radicali dei due schieramenti. “Per quanto riguarda la stretta di mano col premier kosovaro Thaci, io non gli darei un significato storico, anche se è positivo che rappresentanti di popoli differenti si incontrino, e anche i rappresentanti dei popoli albanese e serbo. Ciò è positivo poichè tra di noi c’è un problema che deve essere risolto”, ha detto Tadić alla Tanjug. E alla televisione serba Prva TV ha sottolineato che il suo atto “ha una dimensione simbolica”, e che “se qualcuno pensa che non dovrei prendere parte in incontri diplomatici dove si prendono delle decisioni, allora questi hanno dei problemi con la logica. Il nostro problema con il Kosovo ha limitato la nostra partecipazione ai forum internazionali”.
E Thaçi ha definito il gesto un “passo tardivo” ad Al Jazeera Balkan: “Penso che il regolare boicottaggio di questo genere di incontri da parte della Serbia sia un errore”.
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