Uno degli aspetti meno noti della guerra libica è stato come l’Italia ne sia uscita malconcia politicamente ed energeticamente, pagando cosi il prezzo dei propri legami con la Russia.
[ad]Il simbolo di tale sconfitta è la chiusura del gasdotto Greenstream dal febbraio all’ottobre 2011, che, nonostante non avesse subito danni durante il conflitto, e’ stato evacuato da Eni smettendo così di funzionare. Tale gasdotto, che univa l’Italia alla Libia, aveva il suo punto d’arrivo a Gela, in Sicilia, e trasportava il 12% del consumo annuale di gas italiano.
Senza entrare qui nelle decisioni politiche legate alla dismissione della pipeline analizzeremo invece dove il nostro paese si è rivolto per le forniture di gas nel periodo di interruzione delle stesse. Innanzitutto va sottolineato come un altro importante gasdotto mediterraneo non sia stato coinvolto nelle vicende belliche; stiamo parlando della Trans-Meditteranean pipeline (o gasdotto Mattei) che partendo dall’Algeria fornisce gas a diversi paesi europei, tra cui l’Italia.
– TENP, un gasdotto che porta a partecipazione tedesco-italiana che trasporta in Italia il gas proveniente da giacimenti olandesi. Stranamente dopo la decisione di potenziare il flusso di gas di tale condotta Eni ha ceduto le suo quote a compagnie con capitale belga e canadese, come riportatato dal Corriere della Sera (24 settembre 2011), sostenendo che era necessaria una razionalizzazione delle strutture non produttive.
– Transitgas, un gasdotto svizzero che trasporta gas da Norvegia e Olanda e che si immette nelle rete di Snam Gas per raggiungere il mercato italiano. La partecipazione di ENI in tale pipeline e’ stata ceduta lo stesso giorno della cessione delle quote di TENP.
– TAG (Trans Austria Gasleitung), un gasdotto austriaco che trasporta gas russo dal confine slovacco a quello italiano. In questo caso va sottolineato come la cessione delle quote di Eni sia avvenuta qualche mese prima delle precedenti cessioni e a beneficiarne sia stato un ente pubblico: Cassa depositi e prestiti S.p.A.Forse la differenza nella destinazione della cessione è da ricercare nell’origine del gas.Le coincidenze sono molte e i sospetti che l’Italia, ed in particolare Eni, abbia pagato i legami con la Russia sembrano purtroppo confermati.
di Pietro Acquistapace