Polonia, questo matrimonio (gay) non s’ha da fare
Il parlamento polacco, con una maggioranza trasversale (fatta dai voti della Piattaforma Civica del premier Donald Tusk e di Diritto e Giustizia dell’ex primo ministro Jaroslaw Kaczynski) superiore ai due terzi ha bloccato martedì 25 luglio il dibattito su due progetti di legge per la legalizzazione delle unioni omosessuali, presentati dai libertari del Movimento Palikot (RP) e dall’Alleanza Democratica di Sinistra (SLD).
[ad]Secondo i deputati della maggioranza di Piattaforma Civica (PO), le due proposte di legge erano incostituzionali. PO dice di stare lavorando ad un disegno di legge alternativo, da presentare in autunno, che introdurrebbe le unioni civili. I partner registrati potrebbero così ottenere mutui congiunti e il pagamento degli alimenti, ma non compilare unitamente la dichiarazione delle tasse. Un disegno di legge di PO sulla questione era già stato annunciato a marzo ma ancora latita.
Secondo l’analista polacco Remi Adekoya, “il problema fondamentale è che il parlamento polacco è attualmente più conservatore della società che rappresenta“. L’attuale Sejm ha accolto per la prima volta un deputato apertamente omosessuale e una deputata transgender (entrambi di RP). Tuttavia il partito di maggioranza relativa, il centrista Piattaforma Civica, è ostaggio sui temi etici (dal matrimonio omosessuale alla fecondazione artificiale) di una minoranza di deputati conservatori al suo interno, e il premier Donald Tusk non sembra volersi prendere cura della questione. A noi italiani la situazione dovrebbe ricordare qualcosa, dopo le ultime polemiche all’interno del PD.
di Davide Denti