Siamo fuori dal tunnel? No, non ancora, ma manca poco, parola di Mario Monti. Intervenuto telefonicamente a Radio Anch’io, trasmissione mattutina di Rai Radio 1, il Premier ha parlato di diversi argomenti: la crisi europea, le future elezioni, la spending review. E si è dimostrato almeno parzialmente ottimista.
[ad]Sulla crisi europea, come accennato, ha detto “È un tunnel, ma la fine sta cominciando a illuminarsi, e noi e il resto d’Europa ci stiamo avvicinando alla fine del tunnel”: decisive, per il premier, sono state le giornate finali dello scorso giugno, quando sono state prese decisioni che hanno avuto ripercussioni positive sul futuro prossimo dell’Europa e dell’Euro. In particolare, la proficuità delle decisioni prese sta nell’attuale maggiore disponibilità di tutti i Paesi non solo a “fare i compiti a casa”, ma anche a fare ciascuno la propria parte, come dimostra il sì di ieri alle decisioni attraverso le quali la BCE contribuirà a spegnere le tensioni sui mercati. Spingere tutti i Paesi a dar seguito alle decisioni prese allora renderà più forte e solida l’Unione Europea e contribuirà a salvare l’Euro, definito dal Premier “pinnacolo della cattedrale della costruzione europea”.
Sul futuro meramente politico del nostro Paese, il Premier ha voluto alternare una battuta ad una esortazione: da un lato, ha affermato che il suo udito si sta allenando a non dare ascolto alle domande su una sua possibile candidatura, dall’altro ha voluto spronare le forza politiche a trovare quanto prima un accordo sulla riforma elettorale: lo scenario peggiore sarebbe infatti, non già quello di elezioni anticipate, ma di elezioni che si tengano a scadenza naturale, ma con la stessa legge elettorale di oggi. Questo dimostrerebbe una litigiosità “eccessiva” dei partiti, che non potrebbe evitare “legittimo scetticismo” da parte dei mercati internazionali sul futuro del Paese. Le decisioni impopolari, prese con grande senso di responsabilità dai partiti, verrebbero in un certo qual modo vanificate dalla constatazione che la politica “non ha riformato se stessa”.
Tra le “misure impopolari”, certamente va inserita la Spending Review, sulla quale – a detta del Premier – in Senato si è fatto un gran lavoro. La Spending Review “non è una manovra, non sono tagli lineari fatti in modo cieco. Il governo ha fatto un’analisi di dettaglio, sulla base del lavoro del commissario Bondi, e si sono individuati gli eccessi di spesa ingiustificati”, quelli visibili dai divari tra ministero e ministero su identici capitoli di spesa.