La motivazione della richiesta d’arresto è insufficiente, ma l’indagato deve restare in carcere. La sentenza della Corte di Cassazione sul caso Lusi non dirime tutti i dubbi sul ricorso alla custodia cautelare per l’ex tesoriere della Margherita e senatore ex Pd. Anzi, pur riconoscendo un difetto di motivazione la Suprema Corte ha rinviato il fascicolo al Tribunale del riesame per prendere una nuova decisione.
[ad]Lusi si trova in carcere dallo scorso 20 giugno, poco dopo il via libera dell’aula del Senato al suo arresto. La gestione dei fondi della Margherita è risultata in fase di indagine, amplificata dalle rivelazioni dei media, talmente eclatante da evitare il muro contro muro nella votazione decisiva dell’assemblea. Nessuna defezione fra il centrosinistra, abbandono dell’aula da parte del Pdl.
Ora la Cassazione segna un punto a sfavore del pubblico ministero, per quanto sia improbabile immaginare un rilascio in tempi brevi di Lusi. Il tribunale del riesame per prendere una decisione sulla convalida o sull’annullamento dell’ordinanza di carcerazione preventiva dovrà attendere il deposito delle motivazioni della Cassazione. Tempo per l’espletamento di questa pratica, fino a 30 giorni.
Tiepide le reazioni per ora dal mondo politico. C’è però già una gaffe significativa, dell’ex sottosegretario agli esteri Margherita Boniver: “Scarcerazione per Lusi e galera infinita per Lele Mora” lamenta in una nota la deputata del Pdl. Non menzionando, pertanto, che pur essendo favorevole a Luigi Lusi la sentenza della Cassazione non lo salva – al momento – dalla permanenza a Rebibbia.
In acque migliori naviga, invece, la moglie del senatore. Già lo scorso 9 luglio è stata rimessa in libertà dopo quasi due mesi di arresti domiciliari.