Da qui alla primavera del 2013 si preannuncia una serie di elezioni particolarmente ricca ed importante in Italia, con una serie di appuntamenti dall’alto valore tanto operativo quanto simbolico.
Giungono infatti a naturale scadenza della legislatura, oltre al Parlamento che dovrà essere rinnovato con le elezioni politiche, anche tre delle cinque regioni autonome del Paese, ovvero Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, oltre al Comune di Roma. A queste si deve aggiungere la Sicilia, che con le dimissioni del Presidente Raffaele Lombardo subirà l’ordalia delle elezioni anticipate.
[ad]Il rinnovo di così tante amministrazioni – alcune delle quali vere icone politiche al di là del peso effettivo in termini di PIL o di numero di abitanti – sicuramente muterà ancora una volta gli equilibri istituzionali e politici del Paese, fornendo una netta spinta o un serio ostacolo di legittimazione mediatica all’esecutivo che si insedierà dopo le prossime elezioni politiche.
Il rinnovo dell’amministrazione regionale del Friuli-Venezia Giulia è senza alcun dubbio uno degli appuntamenti più interessanti della prossima tornata elettorale, tanto per l’importanza della regione nelle dinamiche dell’annosa “questione settentrionale” quanto perché, dopo un lungo tira e molla, costituirà la prova del fuoco per una delle promesse della politica italiana, la PD Debora Serracchiani.
Il Friuli-Venezia Giulia è sempre stato una regione governata dalla DC nel corso della Prima Repubblica, per poi virare violentemente a destra nel passaggio alla Seconda: fu la prima regione italiana ad eleggere come Presidente un esponente della Lega Nord, e salvo la brevissima parentesi di Travanut nel 1994, il centrodestra governò ininterrottamente la regione fino al 2003, quando l’imprenditore Riccardo Illy, indipendente sostenuto dal centrosinistra, riuscì con un risultato storico a far cambiare bandiera alla regione.
Nel 2008, anche sfruttando il momento nazionale favorevole al centrodestra, la coalizione conservatrice ritornava al potere, chiudendo la breve parentesi di governo progressista nella regione.
Le elezioni del 2013, considerato l’attuale quadro politico, rischiano di segnare un nuovo ribaltone nella politica regionale, riportando al governo il centrosinistra; la relativa perdita di compattezza delle coalizioni tradizionali legata al tramonto di Silvio Berlusconi, unita al progressivo affermarsi del MoVimento 5 Stelle, rischia di rendere queste elezioni più incerte e combattute di quanto si potrebbe intendere ad un’analisi superficiale.
In area centrodestra appare scontata la ricandidatura di Tondo; il vero interrogativo, in questo campo, riguarda piuttosto i confini della coalizione che si schiererà a supporto del Presidente uscente. Nel corso delle elezioni amministrative 2012 la città friulana di Gorizia fu l’unico caso – tra i centri abitati di grosse dimensioni – in cui venne mantenuta in vita l’alleanza tra PdL e Lega; vi sono ad oggi buone probabilità che Tondo riesca a garantirsi l’appoggio dei due principali partiti di centrodestra, assieme ad una o più liste civiche.
Ben più complessa è invece la posizione dell’UdC: se a livello nazionale infatti il partito di Pierferdinando Casini ha sempre cercato di mostrarsi indipendente e distante dalle due coalizioni principali, a livello locale si è invece contraddistinto per una politica dei due forni piuttosto cinica, alleandosi di volta in volta con centrodestra e centrosinistra più in funzione delle possibilità di vittoria alle urne che di reali affinità programmatiche. Non è quindi dato sapere quali saranno le azioni dei centristi, ma secondo diversi rumors vi sono discrete probabilità di un appoggio al centrodestra di Tondo.
Spostando lo sguardo sul centrosinistra, gli interrogativi si spostano dal perimetro dell’alleanza alle candidature.
Fino a non molti giorni or sono le voci più accreditate vedevano uno scontro alle primarie tra Sergio Bolzonello, l’ex-sindaco di Pordenone e battitore libero dell’ala moderata del PD, e Furio Honsell, ex-rettore dell’Università di Udine e ora sindaco della città, noto anche per la sua partecipazione al programma Che tempo che fa come ospite fisso di Fabio Fazio.
A sparigliare le carte è giunta tuttavia l’europarlamentare Debora Serracchiani, considerata una delle promesse del PD e impegnata con Civati nel progetto di rinnovamento del partito e del Paese “Prossima Italia“. Catapultata alla notorietà a seguito di una serie di domande scomode rivolte all’allora segretario democratico Franceschini, la Serracchiani ha sfruttato al meglio la propria posizione ottenendo risultati eccezionali alle elezioni europee 2009 (dove in regione superò il numero di preferenze dello stesso Berlusconi), che le valsero l’elezione a Strasburgo.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)
[ad]Debora Serracchiani ha quindi affermato di voler correre per il posto di Presidente della regione, rinunciando ad un posto in Parlamento e – perché no – nel Governo, e con le sue parole è riuscita in qualche modo a sedare gli animi nel PD, unendolo intorno alla sua candidatura. Sembra infatti piuttosto improbabile che altri esponenti democratici decidano di mettersi in gioco contro un candidato così favorito e in buon fine apprezzato dall’elettorato, per di più tenendo conto del fatto che il termine per la presentazione delle candidature scade il 9 agosto. Resta la possibilità di primarie di coalizione: SEL e IdV hanno in passato mostrato di sostenere la candidatura di Honsell, ma quest’ultimo aveva già dichiarato una linea di desistenza in caso di candidatura unitaria della Serracchiani.
Grazie alla mossa della giovane democratica, quindi, il centrosinistra potrebbe aver trovato con largo anticipo sull’appuntamento elettorale un discreto equilibrio a livello di candidature, che potrebbe fornire alla coalizione quella tranquillità necessaria per gestire una campagna elettorale che non vede, per una volta, i progressisti sconfitti in partenza.
A rendere completamente imprevedibili queste elezioni saranno le terze forze, tra cui naturalmente spicca il MoVimento 5 Stelle. Nel 2011, a Trieste, i grillini ottennero un risultato piuttosto lusinghiero, mostrando come l’estremo nord-est del Paese sia un terreno fertile per questa giovane formazione. Considerate le fonti di voto di questa formazione, sarà essenziale saper leggere la tenuta della Lega Nord e quanto la figura di Debora Serracchiani apparirà appetibile – inteso come alternativa ai vertici di partito – presso l’elettorato di centrosinistra per comprendere quanto il MoVimento 5 Stelle riuscirà ad essere competitivo nelle regionali 2013.