Ungheria: se Orbán si dà all’infotainment
Il modello Est
Pout-pourri di commenti
L’articolo su Repubblica
Immediata la ripresa da parte della stampa, anche da quella italiana. Con quali toni? Catastrofici a dir poco. Scrive Andrea Tarquini su Repubblica di sabato 28 luglio: “Gravissima svolta in odore di fascismo nei disegni politici del potere ungherese, sfida dall’autocrate di Budapest (il premier Viktor Orbàn) ai valori costitutivi dell’ Europa. Per la prima volta, il capo del governo di destra nazionale ed euroscettica, con parole pesantissime e pubbliche, ha minacciato di sostituire la democrazia con un altro sistema politico“. Sull’ultima frase, mi pare che trasmetta un messaggio diverso da: ”Speriamo non sia necessario introdurre una nuova forma di governo che sostituisca la democrazia, ma abbiamo bisogno di nuovi schemi economici e nuove idee”. Ad ogni modo, le parole di Orbán sono preoccupanti qualunque sia la traduzione considerata. D’altra parte, continuare a tacciare l’Ungheria come una deriva neofascista mi sembra controproducente. A chi verrà voglia di trasferirsi in questo Paese, pure ricco di opportunità per l’imprenditoria italiana? Le meccaniche del giornalismo impongono titoli accattivanti e toni polemici, lo sappiamo. Chi scrive questo pezzo, del resto, si è dedicato a un’infornata di dichiarazioni di Orbán piuttosto che ad altre notizie. Bisogna pur scrivere quello che interessa. Ma integrarlo con qualche dato potrebbe dare un quadro più realistico di una situazione che non è da Germania anni Trenta. Il diffuso accanimento contro il corrispondente da Berlino di Repubblica, che copre anche l’Ungheria, non m’interessa. Ho citato il servizio di Repubblica perché è il massimo che è arrivato da Budapest lo scorso fine settimana a raggiungere il cittadino medio italiano. Le testate maggiori sono costrette a risparmiare sui collaboratori esterni, mentre i media minori riprendono gli argomenti scovati dai big perché non hanno le risorse per andare più a fondo. In casi come quello ungherese, con un governo che fa temere le ipotesi più funeste, non sarebbe il caso di trovarsi un corrispondente sul posto?
Da EastJournal
di Claudia Leporatti